Dai fisioterapisti alle segretarie, le 14 persone scampate al peggio

TRIESTE. La piscina era praticamente vuota, certo: dentro c’erano soltanto gli operai della ditta di manutenzione che sono riusciti a scappare in tempo, insieme alla ragazza che lavora nel bar accanto.
Ma sull’altro lato dell’Acquamarina, quello che dà sul Pedocin, e che si trova nello stesso complesso della piscina, nel momento del crollo erano presenti quattordici persone: sei fisioterapisti della Pineta del Carso, due addetti alla segreteria e sei pazienti. Anche loro si sono precipitati all’esterno della struttura non appena hanno sentito i boati.
Ed è una fortuna che il tetto sia collassato su se stesso, praticamente senza gravare sui muri dell’ala occupata dal resto degli ospiti. «Erano le tre – ripercorre proprio uno dei sei fisioterapisti in servizio ieri pomeriggio all’Acquamarina – io e i miei colleghi stavamo lavorando con i pazienti nella zona degli ambulatori. Abbiamo sentito un botto fortissimo, pensavamo che fosse un’esplosione. Poi, un istante dopo, abbiamo sentito altri due botti.
Ci siamo resi conto che eravamo tutti in pericolo, quindi siamo fuggiti. C’è stato anche uno spostamento d’aria – ricorda il fisioterapista – e una persona, mentre correva via, è caduta, ma non si è fatta niente. Abbiamo avuto la fortuna che il tetto è caduto su se stesso. Se il tetto si fosse inclinato, sarebbe potuto precipitare su di noi. Non voglio nemmeno pensarci... abbiamo corso un grave pericolo».
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