Dai dubbi sull’origine del doppio nome al pressing per abbattere il muro divisorio
Lanterna o Pedocin? Due nomi per un bagno diviso in due da un muro: uomini da una parte e donne dall’altra. Due nomi sono ambivalenti e hanno ognuno le proprie ragioni. “Lanterna” è abbastanza immediato e deriva dall’omonimo faro di Trieste che si trova poco distante dalla spiaggia. “Pedocin” invece ha un’origine più complessa: in dialetto triestino “pedocin” significa due cose: pidocchio o cozza. Nel primo caso il nome alluderebbe a un editto particolare, quando ai tempi di Francesco Giuseppe I d’Austria la spiaggia veniva chiusa dalle 2 alle 4 del pomeriggio per permettere ai soldati di andare a lavarsi e quindi a “spidocchiarsi”. Nel secondo caso invece si farebbe riferimento ai tempi in cui nelle acque attorno alla Lanterna, si coltivavano le cozze (i “pedoci”). Ma c’è anche una terza versione che afferma che “pedocin” sia una storpiatura linguistica di “ciodin”, piccolo chiodo, quelli a cui si appendono i vestiti prima di stendersi al sole. La concessione demaniale marittima, rinnovata di recente per il 2017, costa al Comune solo 600 euro all’anno. Negli anni è stato più volte proposto l’abbattimento del muro. Senza successo. Nel 1943 il quotidiano di Trieste, Il Piccolo, ne fece una questione economica: per le famiglie meno agiate dover pagare l’ingresso separato poteva essere un problema economico. Neppure durante il governo militare alleato mutò nulla. Il Pedocin resistette anche sotto il Territorio libero di Trieste: zona M e zona F al posto di A e B. (fa.do.)
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