D'Agostino: «Ecco come riorganizzo il porto, alleanze da ripensare»
Ripensare un nuovo concetto di territorio in cui non vi sia solo il porto come luogo di transito, ma un intero sistema di strutture (interporti, retroporti e altro) a trarne benefici economici, rimettersi a tavolino con i vicini di Venezia, Capodistria, Fiume per studiare un nuovo ruolo per il Napa, riconsiderare, e se sarà il caso limitare le procedure di privatizzazione anche di Adriafer e di Trieste terminal passeggeri, dare l’ultima spinta al Piano regolatore, procedere con la sdemanializzazione del Porto Vecchio, favorire le strutture dove vi sono già forti investimenti privati come non ultima la banchina della Ferriera.
Le prime dichiarazioni di Zeno D’Agostino poche ore dopo il decreto del ministro Maurizio Lupi che lo nomina commissario dell’Autorità portuale dal 24 febbraio, sembrano già tese, se non a rovesciare la più recente gestione del porto, perlomeno a rettificare molti concetti imperanti negli ultimi anni alla Torre del Lloyd.
Dottor D’Agostino, non teme di diventare commissario proprio mentre la nuova legge sui porti rischia di ridimensionare il ruolo di Trieste, magari subordinandola a Venezia?
Sulle possibili concentrazioni di Autorità portuali sono circolate le ipotesi più disparate. Sono certo però che il ruolo di Trieste non verrà ridimensionato perché la città è ben rappresentata a livello nazionale e c’è chi la difenderà da ipotesi di eventuali declassamenti.
C’è la possibilità che l’Authority triestina ridefinisca la propria circoscrizione inglobando anche i porti di Monfalcone e di San Giorgio di Nogaro e l’interporto di Cervignano?
A Napoli sono stato amministratore delegato di una società che aveva messo in rete Napoli, Salerno, Nola e Marcianise. Conosco molto bene questo tipo di iniziative e le loro logiche di governance. Bisogna però avere prima ben chiari gli obiettivi e poi definire le eventuali sinergie tra i nodi logistici. Va ricordato che le sinergie sono strumenti di attuazione di tali obiettivi, non i veri obiettivi.
Venezia intanto continua a portare avanti il faraonico progetto del terminal off shore. Fagociterà tutti i traffici dell’Alto Adriatico?
Di questi tempi in cui la finanza pubblica soffre enormemente, la validità di un progetto si misura con la sua capacità di attrarre finanziamenti privati. Per quel che riguarda il progetto di Venezia non mi pare ve ne siano. La sua utilità pubblica non è affatto chiara, quello di cui abbonda sono soltanto i dubbi.
Con Venezia, Capodistria e Fiume però Trieste è alleata nel Napa. Sono ancora validi gli obiettivi che hanno fatto nascere quest’alleanza?
Bisogna esattamente definire prima gli obiettivi e poi creare gli strumenti e non viceversa. Per quanto riguarda il Napa penso sia indispensabile rimettersi a tavolino e ripensare su nuove basi la sinergìa, sempre se ciò sarà possibile.
Lo sviluppo di Trieste non è anche frenato dal blocco, che perdura da anni, del nuovo Piano regolatore?
È un problema in realtà comune a tanti porti, ma recentemente è giunta dal governo la notizia che il Piano è prossimo allo sblocco. Si stanno creando le premesse per poter lavorare più efficacemente.
Chi sarà il nuovo segretario generale dell’Authority?
Se il ministero confermerà che si può procedere alla nomina, saranno seguiti gli stessi criteri utilizzati per il commissario, quelli della competenza e della professionalità. Oltre logicamente al fatto che dovrà essere una persona di mia fiducia.
La presidente uscente Monassi ha anche avviato le procedure per arrivare alla privatizzazione completa di tre partecipate: Adriafer, Trieste terminal passeggeri (di cui ha solo il 40%) e Porto di Trieste servizi. Lei le porterà a termine?
Devo appena andare a verificare se vale la pena. Sul privatizzare solo per privatizzare non sono d’accordo nemmeno i privati. Ci sono obiettivi che possono essere raggiunti più facilmente dai soggetti pubblici. Devo vedere la documentazione, confrontarmi con gli operatori, verificare gli obiettivi. Adriafer ad esempio deve garantire neutralità e universalità del servizio. Va studiata la modalità migliore per farlo.
A breve dovrebbero partire i lavori per la Piattaforma logistica. Un’operazione strategica?
Importante perché ci sono già i terminalisti, i capitali privati. Fondamentale però è valutare appieno l’accessibilità dell’area: marittima, stradale, ferroviaria.
Arvedi ha fatto richiesta di una concessione trentennale e intende trasformare la banchina della Ferriera in un’importante Polo logistico.
Anche in questo caso vi sono notevoli capitali privati, tutta una serie di bonifiche ambientali che verranno fatte, l’interessamento e l’intervento della Regione. È un’operazione che va certamente favorita.
Conferma la sua opinione favorevole alla sdemanializzazione del Porto Vecchio?
È un processo praticamente già avviato. Siederemo al tavolo con il Comune per far in modo che il passaggio di quell’area porti ricchezza a tutto il territorio, mentre è la stessa legge a prevedere che parte dei proventi andranno allo sviluppo delle infrastrutture del Porto Nuovo. All’Authority resterà da decidere dove spostare il Punto Franco. Ma anche qui bisogna prima capire di quanti metri quadrati di area franca si tratta, e poi si deciderà anche ascoltando i consigli degli operatori.
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