Dagli omaggi di Umberto d’Aosta alle Gazzelle col radiotelefono

Impegnati a garantire l’ordine pubblico, condurre indagini, contrastare i reati più vari, sorvegliare i confini, regolamentare il traffico, smascherare frodi e raggiri, raccogliere informazioni più o...

Impegnati a garantire l’ordine pubblico, condurre indagini, contrastare i reati più vari, sorvegliare i confini, regolamentare il traffico, smascherare frodi e raggiri, raccogliere informazioni più o meno riservate. Le attività, i compiti e quindi la vita dei carabinieri è stata, fin dalla nascita dell’Arma, a grandi linee sempre la stessa. Anche a Trieste e nel suo territorio per molti versi, mentre per tanti altri ha dovuto fare i conti con la realtà di un “pezzo d’Italia” liberato, perso e riguadagnato nel breve arco di pochi decenni. Attività condotte sempre però con quello stile e quello spirito di servizio che sono valsi all’Arma (da anni elevata a rango di quarta Forza armata del tutto autonoma) l’epiteto di Benemerita, divenuto negli anni vero e proprio sinonimo.

La storia locale dell’Arma dei carabinieri traspare ricca di particolari anche poco noti nel volume che lo stesso Comando provinciale ha curato in anni recenti con la consulenza di esperti quali Raoul Pupo e Georg Meyer: “I Carabinieri e Trieste - 1918-1954”. Emergono “siparietti” che oggigiorno risultano veramente datati, pur mantenendo la loro dignità come quello tramandato dallo scambio di lettere tra il maresciallo a capo della Stazione Carabinieri Reali di Miramare nel giugno 1932 e nel febbraio 1933 e il “Primo aiutante di Campo”, che esternava per conto “dell’Augusto Principe” il gradimento “delle gentili, nobili espressioni” rivolte dal sottufficiale al duca d’Aosta nell’anniversario dell’Arma o “la Sua soddisfazione per il servizio da Lei zelantemente e scrupolosamente prestato al Castello di Miramare” dove Umberto, il futuro eroe dell’Amba Alagi, era di casa in quegli anni.

E se nella prima parte del libro ricco di documentazione fotografica si possono vedere immagini del duca d’Aosta con il generale Petitti di Roreto, luogotenente della città dopo la “prima redenzione” del 1918, attraversare a cavallo con lo Stato maggiore le vie del centro, nelle ultime appaiono i segni della modernità e della tecnologia che, anche nella vita e nel lavoro dei Carabinieri, avanzavano negli Anni ’50. Ad esempio sono “immortalati” il laboratorio fotografico mobile realizzato sulla base del camion leggero “Leoncino” per svolgere più accurati rilievi sulle scene dei crimini; o le prime autopattuglie su Alfa Romeo Giulia Ti dotate di radiotelefono: le “Gazzelle”, un nomignolo ancora in uso nel linguaggio popolare e non solo. Accanto alle attività d’istituto anche i momenti ricreativi e sociali, che pure denotano quanto codici, abitudini e comportamenti si siano evoluti (o involuti) nel corso degli anni. Così il concerto della Banda dell’Arma dei Carabinieri ospite a Trieste del Teatro lirico Verdi era quello in memoria di Carlo Tigoli, direttore del quotidiano “Messaggero Veneto”. Mentre non è data di sapere l’occasione dell’esibizione del Carosello del Reggimento Carabinieri a cavallo in un Ippodromo di Montebello ancora non del tutto circondato da case e cemento, con il celebre fotografo Ugo Borsatti prono sull’erba per documentare al meglio un evento di grande successo, ripetuto nello stesso luogo non tantissimi anni fa.

E se la cronaca delle deposizioni di corone d’alloro ai vari monumenti in ricordo dei Caduti è sempre stata prima e fino ai giorni nostri prassi consolidata, fanno alzare a posteriori il sopracciglio i “clic” in bianco e nero dell’arrivo in pompa magna nel febbraio 1963 del poi contestato generale Giovanni De Lorenzo, comandante dell’Arma dal ’62 al ’66, al Tribunale di Trieste. Una “scheggia” della storia della Benemerita, contraddistinta da un lavoro continuo anche se spesso anonimo. E ricorrente, in barba al passare degli anni. Nel 1925 l’uso di stupefacenti, a detta dei rapporti del Comando dell’Arma, si intensificò, tanto da fare predisporre servizi in borghese. Alla fine due persone furono arrestate con un chilo di cocaina e altre sostanze stupefacenti: sembra cronaca di oggi ma è di oltre 90 anni fa.

I Carabinieri, come le altre Forze armate e di sicurezza, sono lo specchio della società che fornisce loro la “materia prima”: gli uomini e ora anche le donne. E se alcuni recenti episodi hanno sembrato offuscare l’immagine dell’Arma, essa ha conservato forse meglio di altre la capacità di “fare pulizia”. Riprendendo il copricapo della grande uniforme, uno “storico” notista del Piccolo titolava quasi 30 anni fa “La lucerna si porta sempre a testa alta”. In molti credono e sperano che sia e sarà ancora così.

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