Dagli insulti omofobi agli atti di razzismo, a Trieste il primato dei crimini d’odio

L’osservatorio del Viminale assegna al capoluogo del Fvg il titolo di capitale delle discriminazioni sfociate in denunce
Una veduta di piazza Unità
Una veduta di piazza Unità

Trieste, in rapporto agli abitanti, è la provincia con il maggior numero di segnalazioni di crimini d’odio. Si tratta concretamente delle discriminazioni per razza, credo religioso, orientamento sessuale, disabilità. Segnalazioni che possono aver dato luogo a denunce e arresti, ma anche essere finite in un nulla di fatto. I dati sono quelli resi noti da Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, un organismo interforze incardinato nella struttura del ministero dell’Interno.

La serie storica 2010-2018 - un totale di 1.231 segnalazioni, con 969 denunce e 317 arresti - mostra dunque la provincia di Trieste in testa con 4,2 casi ogni 100 mila abitanti. Seguono Livorno con 4,16, Pescara con 4,07, Venezia con 3,98 e Roma con 3,83. In valore assoluto la classifica vede invece in testa Roma con 143 situazioni messe in rilievo, davanti a Milano (73), Venezia (28), Napoli (26), Padova e Vicenza (17), Bolzano (16) e Genova (15). Nello specifico del 2018 le province con più problemi di crimini d’odio sono state Oristano (2,51 segnalazioni ogni 100mila abitanti), Macerata (2,21), Ascoli Piceno (1,92), Viterbo (1,89) e Venezia (1,87). La segnalazione di un atto discriminatorio all’Oscad non sostituisce la denuncia di reato alle forze dell’ordine, ma è comunque utile ad attivare interventi mirati sul territorio da parte della Polizia e dei Carabinieri, con una conseguente attenzione prolungata nel tempo all’evoluzione delle vicende.

L'istituzione dell'Osservatorio è stata mirata ad agevolare in particolare i soggetti parte di minoranze nel concreto godimento del diritto all’uguaglianza dinanzi alla legge e alla protezione contro le discriminazioni.

Di certo non si tratta di dati esaustivi. Al massimo indicano un trend. Del resto le fonti di Oscad (forze dell’ordine, privati, siti e quotidiani), con l’Istat che non si occupata della materia dall'indagine del 2015, sono statisticamente limitate, tanto più tenendo conto del fenomeno dell’under-reporting rispetto alla reale portata del fenomeno. Una segnalazione su tre, inoltre, arriva da articoli di stampa che non raccontano casi già passati in giudicato. A costruire una banca dati più solida non basta nemmeno il protocollo di collaborazione con Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, competente in materia di discriminazioni e parità di trattamento, che risponde alla presidenza del Consiglio dei ministri e al dipartimento per le Pari opportunità. I numeri vanno perciò trattati con molta cautela. Guardando per esempio alla differenza tra 2017 e 2018, la crescita è addirittura del 400%. Si passa infatti da 92 a 360 segnalazioni.

A prendere un’altra indagine, quella dell’associazione Lunaria, l’aumento c’è, ma molto più contenuto: dai 564 episodi del 2018 ai 628 del 2018. Oscad mette in fila, nel dettaglio dell’anno scorso, 191 segnalazioni per motivi razziali, 95 per credo religioso, 44 per orientamento sessuale, 26 per disabilità, 3 per identità di genere. Utilizzando poi il filtro per provincia ecco che per Trieste compaiono alcuni casi del passato: dall’ubriaco (denunciato per razzismo) che nel 2016 insulta e picchia un senegalese al 16enne che nello stesso anno viene aggredito e offeso con insulti omofobi (identificato e denunciato l’aggressore di etnia serba), da un’aggressione nel 2011 con offese antisemite ai cori razzisti nel 2018 verso un giocatore di colore allo stadio. E ancora aggressioni contro un cittadino dominicano e una cittadina turca, post contro gli ebrei su Facebook, una busta contenente minacce antisemite. Quanto a Gorizia, nel report compaiono tra l’altro le scritte antisemite in luoghi di culto, le bombe carta contro i richiedenti asilo e la testa di maiale lasciata davanti al Centro islamico. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo