Da tutto il mondo al Mib di Trieste: un ritorno alle “Origini”

Sono 21 gli studenti discendenti di emigrati dall’Italia (e in particolare dal Fvg) che partecipano al progetto. Un corso che ha l’obiettivo di aumentare l’interscambio commerciale fra paesi
Lasorte Trieste 14/07/15 - MIB, Corso per discendenti Giuliani nel Mondo
Lasorte Trieste 14/07/15 - MIB, Corso per discendenti Giuliani nel Mondo

TRIESTE È tempo di tornare alle origini per diversi ragazzi che hanno preso al volo un’occasione per riscoprire le proprie radici italiane. Ventuno studenti hanno infatti iniziato a frequentare in questi giorni e per quattro mesi la XV edizione dello storico Corso in Sviluppo Imprenditoriale ed Export Management del Mib School of Management di Trieste intitolato “Origini Italia”, che ha aperto le iscrizioni a giovani discendenti di immigrati del nostro Paese «con l’obiettivo di aumentare l’interscambio commerciale tra l’Italia e i loro paesi di residenza» afferma Stefano Pilotto, direttore del programma. Questo può accadere grazie al sostegno finanziario dell’Ice, Regione Fvg e Banca di Cividale con il Patrocinio del Mae.

Origini Italia” si affianca in questi giorni a un altro progetto altrettanto interessante, organizzato dall’Associazione Giuliani nel Mondo e da Efasce, Ues ed Eraple, il quale prevede uno stage formativo-culturale per altri 45 giovani, che sono stati ospitatati di recente nell’aula del Consiglio regionale a Trieste. Nell’occasione il presidente Agm Dario Locchi - presenti il vicepresidente del Consiglio regionale Igor Gabrovec, il collega Paride Cargnelutti e il consigliere regionale Gino Gregoris - ha annunciato che «a ottobre, assieme ad altre sei associazioni, con l’assessore Torrenti, stiamo organizzando gli Stati generali dei corregionali all’estero, una conferenza con cui verificare le esigenze delle nuove generazioni».

La maggior parte di questi giovani, scelti tra quattrocento, di età compresa tra i 25 e i 35 anni e di otto paesi diversi, racconta in modo davvero entusiasta la propria storia e i legami con le nostre terre, dimostrando quanto ancora tengano a mantenere in un modo o nell’altro dei rapporti con i propri familiari, nonostante alcuni non abbiano ancora visitato i luoghi d’origine. Coraggiosi e intraprendenti, hanno deciso di venire in Italia per continuare a fare nuove esperienze, forse per rimanervi e imparare l’italiano. Molti di loro hanno lasciato il loro lavoro in standby, come ha fatto il sudafricano Malcolm William Vorster, project engineer alla Volkswagen. Di padre sudafricano, le radici materne riconducono invece a Trieste, addirittura a Giorgio Gaber. La nonna, Romana Gabrieli, originariamente Gaberscik, lasciò la sua città nel ‘48 per imbarcarsi ventunenne con i genitori alla volta del Sud Africa, dove viveva la sorella e dove lei sposò il trentino Renzo Tisi. «Dal Canada vengo spesso da solo a trovare i miei parenti a San Daniele, per la festa del prosciutto o per Natale e l’accoglienza è sempre magnifica». A Michael Andrew Buttazzoni brillano gli occhi quando parla dei suoi parenti friulani, adora l’Italia, da cui il nonno partì, dopo aver combattuto come alpino partigiano, per cercare lavoro in Canada. Non sa bene cosa farà poi, ma questo corso italiano non voleva perderselo.

Una storia più particolare, per certi versi divertente, appartiene a Fabiola Sciacovelli, brasiliana, figlia di un prete pugliese, che negli anni ’70 arrivò a San Paolo per diffondere la parola di Dio. Evidentemente non era la sua vera vocazione, perché poco dopo si sposò con un’assidua frequentatrice della chiesa, con cui poi fondò una scuola per bambini poveri, in cui ancora lavorano assieme. I loro legami italiani sono forti, anche se dei dieci fratelli partiti dalla Puglia, di alcuni non si ha più avuto notizia. Da Belo Horizonte (Brasile) proviene anche Ana Leticia Ciscotto, ingegnere chimico. Di bisnonno friulano, spiega: «Sono qui perché ho colto subito questa opportunità internazionale e professionale, stimolante e di alto livello».

Altra regione, altra storia per Giacomo Paccioni, siculo-piemontese, nato a Bogotà, dove i nonni finirono per caso, causa un biglietto sbagliato che li avrebbe dovuti portare nella Bogotà inglese. Giacomo mastica un italiano perfetto, «continuo la tradizione della mia famiglia, quindi emigro» dice ridendo.

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