Da Trieste la cura per “riparare” il cuore infartuato

Scoperta rivoluzionaria firmata dai ricercatori di Icgeb: trovata una micromolecola di Rna che stimola la rigenerazione delle cellule cardiache, con le stesse modalità utilizzate da salamandre e pesci. L’articolo lanciato a livello mondiale dalla rivista “Nature”
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Da Trieste arriva la notizia di una ricerca rivoluzionaria sulla cura delle patologie cardiovascolari con importanti risvolti applicativi in ambito farmacologico che consiste nell’aver identificato una serie di piccole molecole di Rna (microRna) in grado di stimolare la riparazione cardiaca rimettendo in moto le cellule del cuore colpito da infarto.

A comunicarlo è l’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb) - centro di eccellenza per la ricerca nel campo delle scienze della vita, che opera dal 1987 a +Trieste (dove sorge la Direzione Generale, con ulteriori sedi a New Delhi e Cape Town).

Lo studio, svolto interamente a Trieste, è stato coordinato dal direttore dell’Icgeb, il triestino Mauro Giacca, ed ha visto il contributo di Ana Eulalio, Miguel Mano, Lorena Zentilin e Serena Zacchigna, ricercatori dell'Icgeb e Matteo Dal Ferro e Gianfranco Sinagra, del Centro Cardiovascolare dell'Azienda ospedaliera universitaria di Trieste.

Il problema chiave delle patologie cardiache è dovuto all'incapacità delle cellule del cuore, nel corso della vita adulta, di proliferare e quindi di rigenerare il tessuto contrattile quando questo viene danneggiato, tipicamente dopo un infarto. Tramite uno screening robotizzato, il team dell'Icgeb ha analizzato la funzione di tutti i microRna (piccole molecole di Rna con funzione regolatoria) codificati dal genoma umano, scoprendo che 40 di questi sono in grado di stimolare la proliferazione delle cellule adulte del cuore. Alcuni di questi microRna sono proprio quelli normalmente attivi durante lo sviluppo embrionale, quando il cuore si forma e le sue cellule sono ancora in grado di replicarsi, ma la loro espressione si spegne immediatamente dopo la nascita.

Quando questi microRna vengono somministrati a un cuore che ha subito un infarto, questi sono in grado di rimettere in moto la replicazione dei cardiomiociti e quindi stimolare la riparazione del danno non attraverso la formazione di una cicatrice (come avviene normalmente) ma promuovendo la formazione di nuove cellule cardiache, senza necessitare di cellule staminali.

Di fatto, questa è la stessa modalità con cui si ripara il cuore delle salamandre e dei pesci, funzionalità persa dai mammiferi durante l'evoluzione. La scoperta di questi microRna potrebbe avere straordinarie valenze applicative: essi potrebbero essere sviluppati per produrre veri e propri farmaci che, inoculati dal cardiologo nel cuore subito dopo l'infarto o nei pazienti con scompenso cardiaco, stimolano la rigenerazione di porzioni del cuore riparando quindi le parti danneggiate.

L'articolo che descrive la ricerca sarà pubblicato sulla principale rivista scientifica internazionale, Nature, che ha deciso di dedicare alla scoperta dei laboratori triestini un “full article” con un editoriale di accompagnamento nel prossimo numero.

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NELLA FOTO Cuori trattati con due microRNA che aumentano la proliferazione delle cellule cardiache (al centro e a destra), confrontati con un cuore di controllo (a sinistra). La figura mostra la presenta di molte cellule cardiache in attiva replicazione all’interno della massa muscolare del ventricolo sinistro, che risulta allargato di spessore, nei cuori trattati con i microRNA. In verde: cardiomiociti; rosso: nuclei dei cardiomiociti in attiva replicazione; blu: tutti i nuclei delle cellule

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