Da Trieste all’India, il “fil rouge” della lotta scientifica al Covid-19

Studi genetici e molecolari “top”: così l’Icgeb lavora in prima linea contro il nemico mondiale

TRIESTE Da un lato l’assistenza pratica ai 66 paesi membri, tra cui l’Italia, per la gestione dell’epidemia, dall’altro i moltissimi studi messi in campo per la comprensione dei meccanismi, in gran parte ancora sconosciuti, che stanno alla base dell’infezione da Covid-19 e per la ricerca di soluzioni terapeutiche efficaci. L’Icgeb, con i suoi laboratori operativi in tre continenti - a partire dal quartier generale triestino in Area Science Park - e in stretta collaborazione con ulteriori organizzazioni, istituti e agenzie governative, sta lavorando senza sosta nelle attività di supporto ai suoi stati membri e in quelle di ricerca sul nuovo coronavirus.

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Martedì il neodirettore generale Lawrence Banks ha illustrato al Consiglio scientifico dell’istituto, nel corso di una riunione telematica straordinaria, le numerose azioni messe in campo finora a livello mondiale e i progetti per il futuro. Durante la riunione il premio Nobel Richard Roberts ha inoltre annunciato che la sua azienda, la New England Biolabs, ha sviluppato una tecnica innovativa di amplificazione molecolare per la diagnosi del Covid-19 con ottime performance, che verrà verificata anche all’Icgeb in Area. Nel frattempo ieri sono state consegnate alla sede di Trieste dell’istituto 20 mila mascherina spedite dai colleghi cinesi, che saranno distribuite attraverso le autorità sanitarie regionali.



«I laboratori Icgeb hanno lavorato congiuntamente per sviluppare protocolli e fornire conoscenze e competenze sulle procedure di diagnosi e l’istituto sta supportando i propri membri nella rilevazione e nella sorveglianza epidemiologica e sta fornendo i parametri sui tempi di lavorazione per incrementare il numero di test diagnostici che possono essere eseguiti», spiega lo stesso Banks: «Gran parte di queste conoscenze è disponibile anche online, in open source e con assistenza tecnica diretta per l’impostazione di piattaforme diagnostiche anche in contesti con risorse limitate. L’Icgeb inoltre fornisce i protocolli per la produzione farmacologica di interferone, che pare abbia effetti benefici sulle infezioni da Covid-19».

Gli scienziati dell’Icgeb, fa sapere ancora Banks, stanno lavorando incessantemente per fornire piattaforme di screening per testare nuove molecole terapeutiche. Un grande sforzo è stato posto in essere per studiare l’utilizzo di farmaci già esistenti per nuovi scopi terapeutici: ciò consentirebbe di tagliare notevolmente i tempi, evitando lunghi studi clinici per la valutazione della sicurezza dei farmaci stessi.

«I nostri gruppi di ricerca di Trieste e Nuova Delhi stanno lavorando per identificare queste sostanze ed eseguire le validazioni biologiche per l’individuazione del potenziale valore terapeutico», evidenzia il successore di Mauro Giacca alla guida dell’istituzione scientifica. A Nuova Delhi inoltre si stanno tentando di identificare quali siano le risposte immunitarie che forniscono la migliore protezione contro il virus. L’obiettivo dell’attività di ricerca è l’individuazione di anticorpi monoclonali che potrebbero essere “umanizzati” e utilizzati rapidamente a scopo terapeutico. Attraverso studi genetici, infine, si tenterà di rispondere ad altre importanti domande ancora aperte, a partire dal perché alcuni individui guariscono facilmente dal virus mentre altri non ce la fanno e soccombono.—


 

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