Da Trieste a Udine 2.200 statali a rischio in Fvg

La spending review fa tremare gli 85mila dipendenti del pubblico impiego. I sindacati: «Abbiamo già dato negli ultimi anni»

TRIESTE. La scure della spending review, stavolta, riguarda gli statali. Partendo dalle anticipazioni sul piano Cottarelli, la chiave per finanziare le misure di rilancio del governo Renzi, la stima del contenimento dei dipendenti del pubblico impiego di 85mila unità al 2016 potrebbe interessare in Fvg circa 2.200 persone.

Il calcolo è legato ai numeri più recenti a disposizione, quelli del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato che, nel 2012, metteva in fila oltre 50mila persone in regione stipendiate dallo Stato. Un bell’esercito pur togliendo i 20mila dipendenti del Servizio sanitario regionale e i 15mila lavoratori del comparto unico, che sono invece pagati in loco. Il Conto annuale, appunto, precisa che i dipendenti pubblici Fvg rappresentano il 2,64% del totale italiano. Una percentuale che, rispetto all’ipotesi di 85mila esuberi del commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, vale 2.244 unità da ridurre nel triennio. Andasse più o meno così, i 50.385 statali della regione scenderebbero in tre anni a poco più di 48mila, un taglio del 4,5% e un ulteriore rafforzamento del trend che, militari a parte, ha visto scendere dal 2011 al 2012 un po’ tutti comparti: da un anno all’altro il settore dell’istruzione (23mila lavoratori) ha perso 12 unità (la scuola ne guadagna 14, l’università cala di 26), i corpi di polizia 129, i ministeri 64, le agenzie fiscali 47, gli enti pubblici non economici 14. «Se questo annuncio degli 85mila esuberi è mirato esclusivamente a fare cassa – commenta la segretaria regionale della Cgil Funzione pubblica Mafalda Ferletti –, non possiamo non rilevare che su questo fronte abbiamo già dato. Tutti i confronti con gli altri Paesi ci pongono in linea nel rapporto sia con i cittadini che con la forza lavoro. E siamo pure sotto quanto ai costi sul Pil».

Il concetto dell’«abbiamo già dato» entra anche nelle parole di Massimo Bevilacqua, responsabile regionale della Cisl Fps: «Non solo non risultano eccedenze nei comparti regionali, ma emergono anzi carenze di personale un po’ dappertutto. Nel settore della giustizia siamo per esempio sotto organico del 30-40% rispetto alle esigenze della comunità».

Con questa premessa Bevilacqua invita però a ridimensionare l’allarme: «Non conosciamo ancora la portata del piano Cottarelli, ma è evidente che non potrà certo produrre licenziamenti, tra l’altro impossibili nel settore pubblico». Secondo il sindacalista della Cisl, le sole misure eventualmente praticabili saranno la mancata sostituzione di chi andrà in pensione e il ricorso alla mobilità su base volontaria.

«Fermo restando che negli ultimi sei-sette anni il settore pubblico in Friuli Venezia Giulia ha visto un calo di oltre 1.300 persone e che nel solo ente Regione, nei prossimi dieci anni, sono previsti 1.200 pensionamenti», sottolinea ancora Bevilacqua. Guardando a sua volte alla regione, Ferletti rileva inoltre che «il nostro è un territorio che conta molti militari per ragioni storiche e non può sopportare ulteriori interventi in settori delicati come la sanità e i vigili del fuoco. Parlare di tagli lineari non ha senso». Molti dubbi anche su possibili prepensionamenti conseguenti al blocco del turnover che Cottarelli intende come stop totale alle assunzioni. «Viste le nuove regole dell’età pensionabile, sarebbero contenti in tanti – rileva Ferletti –, ma si tratterebbe di una manovra limitata semplicemente a spostare la spesa da un capitolo a un altro». Nel piano di spending review, oltre alla sforbiciata dall’8 al 12% degli stipendi dei dirigenti statali, è pure previsto il dimagrimento delle forze dell’ordine visto che, parola di Cottarelli, «il rapporto tra agenti e popolazione è ben superiore alla media degli altri grandi Paesi europei». In Friuli Venezia Giulia il processo è peraltro già iniziato: dalle 8.275 divise al lavoro nel 2011 si è scesi a 8.146 nel 2012. Numeri all’ingiù (-13% in poco meno di un decennio) anche alla voce «ministeriali»: nel 2004 si contavano 3.040 unità, diventate 3.080 nel 2006 e poi man mano calate fino alle 2.631 del 2012.

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