«Da Roma nuovi fondi agli esposti»
Un intervento economico straordinario per gli esposti amianto di Trieste, di Gorizia e delle altre sei province italiane che vantano il triste primato per il numero di vittime e malattie correlate all’asbesto. La novità è stata annunciata ieri dalla Cgil di Trieste, nel corso di un’assemblea indetta nella Sala Cral del Porto, alla Stazione Marittima, proprio per informare i lavoratori esposti all’amianto delle nuove possibilità che si aprono per vedere riconosciuti i propri diritti.
In sostanza, l’intervento permetterebbe di riaprire i benefici previdenziali che erano stati previsti dalla legge 257 del 1992 e che sono stati cancellati nel 2005 con l’abolizione della norma stessa. I lavoratori di Trieste interessati, circa 800 secondo le stime del sindacato, potrebbero - in caso di varo di tale intervento - vedere riconosciuta la maggiorazione contributiva del 50% in presenza di un periodo di esposizione all’amianto maggiore di 10 anni. Avranno sei mesi di tempo per fare domanda all’Inail, il primo passo per ottenere la certificazione di rischio che consente di rientrare nel percorso di ottenimento dei benefici. Una certificazione che può, peraltro, alleggerire parecchio la vita lavorativa di un operaio.
Ottenuto questo riconoscimento, infatti, un lavoratore ha la possibilità di vedere la pensione cinque anni prima del previsto. L’intervento straordinario prevede giovamenti anche per chi ha lavorato a contatto con l’amianto per periodi inferiori a 10 anni. In particolare, in questi casi, il lavoratore potrebbe vedere riconosciuta la malattia professionale, nel caso in cui insorgano problemi di salute correlati all’asbesto. Se venissero concessi, questi benefici consentirebbero di aprire uno spiraglio di luce che non si vedeva da 12 anni, da quando, appunto, nel 2005, la legge 257 venne cancellata. Ma il condizionale è d’obbligo. Il coordinantore tecnico della Cgil di Trieste, Stefano Borini, spiega perché. «Abbiamo interessato direttamente i parlamentari del nostro territorio a spingere affinché l’intervento una tantum rivolto agli esposti amianto venga inserito, attraverso un comma specifico, nella finanziaria che le Camere si apprestano ad approvare entro la fine dell’anno. E loro hanno risposto positivamente. Ci aspettiamo dunque che questo impegno si traduca presto in misure concrete». Fra i politici in questione il sindacalista cita Francesco Russo, Tamara Blazina, Lorenzo Battista e Aris Prodani. «Ma abbiamo informato anche Sandra Savino e Massimiliano Fedriga», aggiunge.
A dare sostegno alla proposta della Cgil ci sono purtroppo i numeri, che confermano come anche dopo il 1992 i decessi e le malattie d’amianto si siano tutt’altro che arrestati, anzi, contrariamente a quanto era stato previsto. Il sindacalista li snocciola. Dal 2010 al 2016, nella sola Trieste 686 persone sono risultate colpite da malattie correlate all’asbesto. I decessi sono stati 342. L’andamento si riscontra anche in un arco di tempo più ampio: dal 2000 al 2016, si sono contati 899 malati e 675 decessi.
«Ciò significa - ribadisce - che a 12 anni dalla cancellazione, nel 2005, della legge per i benefici contributivi, l’amianto ha continuato a colpire». I settori interessati a Trieste sono le fabbriche tesssili, la Ferriera, il Porto, la Grandi Motori e i cantieri navali. Borini incalza: «Crediamo che l’esposizione all’amianto si sia protratta ben oltre il 1992 e che alcune realtà produttive abbiano scoperto dopo il 2005 di aver esposto al rischio i propri lavoratori». In assemblea anche il segretario generale della Cgil di Trieste, Michele Piga: «È evidente che il percorso intrapreso ha raccolto una vasta platea di rappresentanza. L’obiettivo coincide d’altronde con la riaffermazione di un diritto legato al sacrificio di tante generazioni che, con il loro lavoro, hanno portato benessere nel territorio».
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