Da Roiano a San Giacomo è “fuga” dalle tabaccherie
TRIESTE La più piccola conta solo 10 metri quadrati, la più grande è inserita all’interno di un bar. Sono una dozzina le tabaccherie che hanno messo in vendita negli ultimi mesi le licenze, i “muri” o entrambe le soluzioni, cose e una decina sono quelle che hanno chiuso recentemente in tutta la provincia. Ampia la forbice dei prezzi: si va da 29mila a 280mila euro. Qualcuno svende dopo aver già ribassato il prezzo, molti pubblicano annunci online, attraverso agenzie o come privati, qualcuno per il momento utilizza il passaparola tra amici.
L'ultima realtà in ordine di tempo ad ammainare bandiera bianca, con tanto di annuncio sui social network, è quella di Barcola, in viale Miramare 155. «Dotata di distributore automatico, tre telecamere interne e una esterna, fronte strisce pedonali per agevolare la clientela, vendesi licenza tabacchi». E poi una precisazione. «Licenza che permette la vendita di caramelle, snack, abbigliamento, drogheria, articoli da spiaggia», per proseguire con un lungo elenco di oggettistica. La rivendita di Barcola infatti, come altri negozi simili, ha diversificato l’attività, trasformando la tabaccheria in una vero e proprio bazar. In questo caso i proprietari sono semplicemente stanchi. «Abbiamo lavorato per nove anni qui - spiegano - si vende soprattutto d'estate visto l'afflusso di bagnanti, meno d'inverno, ma con una gestione adeguata si guadagna per tutto l'anno. C'è già un privato interessamento ad acquistare, speriamo vada a buon fine molto presto. Per noi non è una questione di crisi, ma siamo stufi, vogliamo cambiare».
Sempre a settembre ha messo in vendita la licenza il tabaccaio di via Cologna 10. «Per ora qualche telefonata ma nessun interessamento concreto - dice - vado in pensione tra poco e non ho chi subentra. Speriamo si smuova qualcosa. Certo un calo si registra negli ultimi anni, c'è la possibilità di inserire nuovi servizi, ma servirebbero spazi e non si sa poi se realmente potrebbero aiutare. Si lavora comunque, è una categoria che vive ancora o meglio in molti casi sopravvive».
Per alcuni la motivazione è proprio un guadagno ridotto rispetto un tempo, a fronte di molte ore dietro al bancone e aperture anche nel week end, per riuscire a far quadrare i conti. E il trend negativo viene confermato anche dalla Federazione Tabaccai Trieste. «Le difficoltà ormai ci sono da parecchi anni - spiegano - negli ultimi tempi abbiamo registrato una decina di chiusure, oltre agli attuali tentativi di vendita. Il problema di questa categoria è la concorrenza con la Slovenia, che ha radici storiche, poi ci sono i costi gestionali troppo elevati. Notiamo che le rivendite che hanno principalmente tabacco stanno soffrendo di più, chi invece ha ampliato la tipologia di proposte, ad esempio con il lotto, resiste. Certo è che, pur fornendo un servizio di vicinato utile alla gente, sono sempre più condizionati da alcuni fattori che ne limitano il guadagno, che su alcuni prodotti, come le ricariche telefoniche, è davvero minimo». C'è poi chi tenta ormai da mesi di vendere. «Non dimentichiamo - aggiungono dalla Federazione - che si tratta di un settore spesso portato avanti da persone che vi lavorano da tantissimi anni ed è chiaro che non vogliono svendere la propria attività, piuttosto prolungano l'attesa, cercano di ottenere la cifra stabilita inizialmente».
Scorrendo gli annunci si trova in vendita una tabaccheria alle porte di San Giacomo, con ingresso fronte strada, vetrina, magazzino e servizi, a 160mila euro, e si precisa «compresi nel prezzo richiesto anche agli arredi». In largo Roiano «Cedesi attività di rivendita tabacchi, già predisposta per installazione di distributore automatico sigarette h 24». Prezzo 29mila euro, mentre a 79mila euro c'è una tabaccheria che vende la licenza ad Aquilinia. Ad agosto in un’agenzia immobiliare è arrivata una tabaccheria centralissima, tuttora sul mercato. «Opportunità unica, prezzo aggiornato - si legge - nel cuore della città cedesi avviatissima tabaccheria con rivendita generi di monopolio, marche da bollo, ricariche telefoniche» a 280mila euro.
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