Da precario aveva vinto il concorso della multiutility Isontina

GORIZIA. Gianni Visintin è andato incontro al fato e a quel cavalcavia fatale facendo ciò che faceva sempre, quello che era il suo mestiere: guidare, a bordo di un mezzo che era strumento di lavoro e fedele alleato, prima di trasformarsi, in una triste mattinata di fine estate, in una trappola mortale.
Visintin, classe 1964, era uno degli autisti dei camion destinati all’area raccolte di Isontina Ambiente. Lo era da molti anni ormai anche se, destino beffardo, solo da poche settimane aveva ottenuto un posto da dipendente a tempo indeterminato. Per lungo tempo aveva operato con contratti a termine, poi nei mesi scorsi aveva partecipato al concorso indetto da Isontina Ambiente per l’assunzione di sei nuovi autisti a tempo indeterminato, superandolo. Brillantemente, peraltro, piazzandosi al primo posto della graduatoria, con il punteggio più alto di tutti i candidati. Non una sorpresa, per chi lo conosceva e aveva avuto modo di lavorare con lui, scoprendone le qualità e la dedizione. «Conoscevamo Visintin da molto tempo, perché appunto da tanto lavorava per noi con contratti a termine – fanno sapere da Isontina Ambiente –. Era un ottimo autista, un lavoratore serio, e in azienda lo stimavamo tutti. Anche per questo eravamo particolarmente soddisfatti per l’esito del concorso, la sua assunzione rappresentava un ottimo acquisto, ed eravamo felici per lui che vedeva premiato il suo lavoro».
Gianni Visintin, però, oltre che dal punto di vista strettamente professionale, era apprezzato da colleghi e superiori anche dal punto di vista umano. E così si comprende facilmente il dolore che in queste ore in tanti provano a fronte di una tragedia improvvisa e tremenda. «Siamo distrutti, davvero – aggiungono ancora da Isontina Ambiente –. Siamo affranti, ancora non sappiamo cosa sia effettivamente successo, e in questo momento non possiamo che stringerci alla famiglia». Un dolore e un concetto, questo, espresso a poche ore dall’accaduto e a poche decine di metri dal luogo dell’incidente, ieri, anche dal rappresentante di Isontina Ambiente che era reperibile, e che è stato chiamato sul posto per fornire il suo supporto alla polizia. «Era un ottimo autista, sapeva fare molto bene il suo mestiere – le sue poche parole, strappate al rispettoso silenzio del momento –. L’avevo sentito l’ultima volta ieri (venerdì, ndr), per coordinare la giornata di lavoro. E ora è successa questa tragedia».
A stabilire le dinamiche e le cause esatte dell’incidente dovranno essere ovviamente gli inquirenti, analizzando proprio le informazioni raccolte ieri mattina per ore dalle forze dell’ordine lungo la 56 bis. Un tratto di strada che Gianni Visintin, come detto un autista esperto e scrupoloso, non certo un novellino, avrà percorso a bordo del camion centinaia di volte durante i suoi turni di lavoro. Passando, in altrettante occasioni, sotto quel viadotto di via Ressel che ora porta, severo testimone, le ferite dell’impatto con il braccio meccanico del camion. Lo stessa che osservava incredulo anche un ciclista, uno dei primi a giungere sul luogo dell’incidente passando lungo quel tratto della 56 bis ancor prima dell’arrivo dei soccorsi. «Non ho mai visto una cosa del genere, davvero», la riflessione dell’uomo, fermo al bordo della strada ormai deserta, con il traffico fermato dalla Polizia locale all’incrocio con via Gregorcic, da un lato, e con lo stradone della Mainizza dall’altro. Nastri d’asfalto che erano sfondo quotidiano delle giornate lavorative di Visintin. Fino a ieri, fino all’ultimo fatale passaggio sotto il cavalcavia. –
Riproduzione riservata © Il Piccolo