Da Porton a Gamba fasul I giochi antichi in piazza

Non ci sono più i giochi di un tempo, ma a volte tornano per esigere il loro spazio tra le strade della città. San Giacomo ha ospitato la manifestazione “I giochi di una volta”, a cura dell’Habitat Microarea del Vaticano, organizzata in collaborazione con la Quinta Circoscrizione comunale e il Comitato Genitori dell’Istituto comprensivo “Bergamas”. «Negli ultimi anni si stanno perdendo le radici ed esiste un grosso patrimonio da trasferire alle nuove generazioni con progetti simili», spiega Grazia Di Lorenzo della cooperativa “La Quercia”, che con l’Habitat Microarea Vaticano aveva già sviluppato altre simili iniziative dedicate al ricamo e alla cucina. Questa volta è stato il turno del gioco, il cui senso non si esaurisce nel semplice divertimento, ma rappresenta anche un tassello fondamentale per la costruzione della personalità e dell’identità dei bambini, come afferma Massimiliano Capitanio, il referente del progetto Habitat Microaree.
Circa 120 studenti delle scuole materne ed elementari del quartiere hanno cantato e suonato con la storica banda “Vecia Trieste” e giocato a 12 giochi antichi, tra cui le “Lavre”, le “Manete”, la “Bala solitaria” e la “Gamba fasul”. Tutto questo nella prima parte della giornata dedicata all’appuntamento. Nel pomeriggio, invece, in piazza San Giacomo sono stati preparati altri svaghi per i bambini e i residenti del quartiere, cioè il “Porton”, la “Bissa” e i “Draghi”, e le letture di “Nati per Leggere”, ideate dalla Biblioteca “Quarantotti Gambini”.
Nevio Eramo, grande esperto di giochi antichi e attore della compagna teatrale “Gli amici di San Giovanni” dell’Armonia, ha supervisionato la situazione controllando che tutto si svolgesse secondo le regole del folklore locale. «È importante far giocare i giovani assieme – afferma proprio Eramo – perché oggi con i cellulari stanno troppo da soli e non comunicano. Manca la competizione, che a noi preparava alla vita». Il signor Nevio svela anche una curiosità sul gioco del “Drago”: in certi quartieri, un tempo, se l’aquilone non era contrassegnato dal numero civico del suo proprietario, come in una sorta di guerra ufficiale, doveva essere abbattuto.
La piazza di San Giacomo è stata invasa da dei “draghi” ben poco triestini ma molto apprezzati dai bambini, tanto che sono andati a ruba quasi subito, quando i loro creatori si sono ritrovati senza più bastoni da usare per fabbricarne degli altri. Gli aquiloni sono stati costruiti dagli ospiti dell’Ics, afghani e pakistani per i quali rappresentano un gioco tradizionale. Il pomeriggio di gioco è stato accompagnato anche dalla musica dell’“organetto di barberia” di Mago Argento (Maurizio Iacobucci), probabilmente l’unico a suonare uno strumento simile a Trieste, le cui note hanno incantato i bambini presenti e fatto ballare i meno giovani. Come spiega Mago Argento, si tratta di uno strumento creato nel dopoguerra da un barbiere, come suggerisce il nome, e che possiede un meccanismo molto semplice ma che sarebbe in grado di suonare le cosiddette “note di Dio”, cioè alla frequenza di 432 Hertz e in accordo con le armonie della natura.
La manifestazione è stata allestita anche quale appuntamento conclusivo collegato alla “Giornata Mondiale del Gioco”, in occasione della quale la Direzione dei Servizi sociosanitari di Asuits (Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste) in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste aveva organizzato un convegno di approfondimento intitolato “Gioco e Benessere: evoluzione e ruolo del gioco nelle dinamiche sociali”.
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