Da Pacorini a Cosulich: i grandi gruppi investono nel porto di Trieste
I due imprenditori all’evento Top 500 rilanciano piani di sviluppo. Il presidente del porto, Zeno D’Agostino: «Così attiriamo nuovi traffici e creiamo valore»
TRIESTE Da Pacorini ai Cosulich: tornano le grandi famiglie della Trieste emporiale pronte a investire sul porto come fu nell’Ottocento. Roberto Pacorini, a capo dell’omonimo gruppo triestino, leader mondiale nella logistica del caffè verde e del cacao, che in giugno inaugura a Vado Ligure il magazzino per lo stoccaggio e la lavorazione del caffè verde più grande d'Europa, vuole continuare a crescere nella sua città come ha fatto negli Stati Uniti dove ha investito 13 milioni in cinque anni.
Augusto Cosulich, numero uno della Fratelli Cosulich, società e discendente della grande famiglia di armatori triestina nata a metà dell’Ottocento (1857), sta valutando quattro possibili acquisizioni nel settore della logistica a Trieste dove la compagnia genovese ha ancora sede legale.
Oggi sono ben un centinaio le compagnie controllate dal gruppo che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 1,5 miliardi. Augusto Cosulich vuole espandersi da Trieste nei Balcani e tiene nel mirino il Nordest dove «molti investitori si sono messi in gioco».
Pacorini e Cosulich, sono stati ieri fra gli ospiti della tappa triestina di Top 500, la più approfondita ricerca sul sistema imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia e del Nordest, sbarcata a Trieste in diretta streaming dal Magazzino 26 del Porto Vecchio. Top500 è realizzata da Nordest Economia - hub dei quotidiani Gedi- in partnership con PwC Italia e con la collaborazione di Fondazione Nord Est (il fascicolo è in edicola oggi con il Piccolo). Il porto di Trieste, ha spiegato il direttore di Nordest Economia, Paolo Possamai, torna così al centro dell’interesse dei grandi investitori come motore di nuovi insediamenti industriali. Non è un caso, come ha aggiunto il direttore del Piccolo Omar Monestier, che l’appuntamento si sia tenuto in un luogo simbolo dell’economia triestina: il Porto Vecchio. Il focus sul porto non poteva essere più tempestivo considerato che lo sblocco dei fondi Pnrr e Green Ports mette a disposizione dello scalo quasi 450 milioni di euro, distribuiti sullo sviluppo dei diversi asset a disposizione dell’Autorità portuale. E proprio il numero uno dell’Authority Zeno D’Agostino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, ha spiegato come intende costruire una nuova fase di crescita per l’infrastruttura portuale triestina «in una logistica che si fa sempre più pesante e una industria che si fa più leggera». Ed ecco che il porto può diventare l’asse gravitazionale di una nuova fase per l’industria triestina che punta a integrare piattaforme logistiche e industria come accaduto con il recente sbarco del colosso del tabacco Bat: «Attirare traffici significa creare valore», ha detto D’Agostino spiegando il cronoprogramma del Pnnr. I fondi saranno destinati alla manutenzione straordinaria del Molo Settimo, in concessione a Trieste Marine Terminal (100,5 milioni), altri 45 milioni per il dragaggio e il banchinamento del molo Settimo progettato dagli ungheresi di Adria Port, 100 milioni per la messa in sicurezza dell’area della Piattaforma logistica in concessione ai tedeschi di Hhla; 50 milioni per l’elettrificazione delle banchine. D’Agostino ha disegnato nuovi orizzonti connessi allo sviluppo industriale: «Le crociere a Trieste richiedono un raddoppio della domanda di energia che Trieste deve essere capace di soddisfare. Dobbiamo diventare produttori di energia fuori dal porto, in mare aperto».
Pacorini e Cosulich, interrogati da Possamai, hanno evocato il mondo della grande Trieste emporiale. Il primo, leader mondiale nella logistica del caffè verde e del cacao, (800 occupati nel mondo di cui 122 a Trieste con un fatturato 2020 di 200 milioni), continua a espandersi ed è presente in 17 paesi e 5 continenti. Le divisioni della Fratelli Cosulich, 175 anni di vita, sbarcata di recente in Slovenia con l’acquisizione di Tpg Logistika, sono imponenti: un centinaio di società presenti in una ventina di Paesi, che spaziano dall’agenzia marittima alle case di spedizioni, dai trasporti terrestri all’assistenza ai megayacht fino all’armamento con 15 navi.
Fra gli ospiti di Top 500 Giulia Kropf, consigliere delegato e direttore decnico di Eurospital, il gioiello triestino della diagnostica, che nell’anno del Covid è cresciuto molto per la capacità di sapersi riconvertire con un fattura balzato da 48 a 60 milioni: «Abbiamo investito molto nella biologia molecolare e producendoi test antigenici. Siamo cresciuti grazie al vantaggio competitivo di essere nati nella città della scienza e con un’ottima università».
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