Da Nicoli a Di Bert, il centrodestra per il No

TRIESTE «A chi come me si sempre schierata contro il taglio dei parlamentari, il No di Fedriga appare tardivo e ambiguo. Mira solo a colpire il governo».
A pochi giorni dal referendum del 20 e 21 settembre, come dal M5S, anche dall’esponente del Pd Tatjana Rojc arriva un duro attacco al presidente della Regione Massimiliano Fedriga che sembra avere virato in direzione contraria alla sforbiciata degli eletti (da 20 a 12 in Friuli Venezia Giulia). Dall’altra parte un centrodestra che non fa dichiarazioni di voto, ma che, con il distinguo di Fratelli d’Italia, è favorevole al No.
Il ragionamento del governatore è conseguenza del percorso avviato a Roma verso un sistema elettorale vecchio stampo. «Voterei Sì – le parole di Fedriga –, ma se la merce di scambio è il ritorno al proporzionale puro, non resta che rivalutare la situazione e propendere per il No».
Una linea contestata da Rojc, secondo cui le motivazioni del governatore sono «fasulle perché alla legge elettorale proporzionale Salvini aveva già detto sì lo scorso anno. E dunque siamo a una debole scusa per cambiare bandiera a poche ore dal voto». Rojc non dimentica tra l’altro che «lo stesso Fedriga aveva fatto atto di fede per il taglio dei parlamentari in piena crisi di governo, quando diceva che era “l'unica partita che siamo disposti a chiudere prima di tornare alle urne”». Quello che vorrebbe sentire Rojc è invece «il vero motivo che dovrebbe muovere il presidente del Fvg: il colpo inferto alla rappresentanza del territorio, minoranze incluse. Ma Fedriga è prima di tutto un soldato della Lega e in quel partito non esiste dissenso da Salvini».
Polemiche a parte, e tolta la linea chiara dei 5 Stelle per il Sì e della sinistra per il No, nei partiti esistono fronti contrapposti. «A livello nazionale – ricorda Giuseppe Nicoli, capogruppo di Fi – si è lasciata libertà di scelta. Per quel che mi riguarda, al pari di molti altri colleghi, sono rivolto al No, anche se non soprattutto per la penalizzazione della rappresentanza Fvg a Roma».
«Il movimento è libero, ma io sono per il No – afferma anche Mauro Di Bert, capogruppo di Progetto Fvg –. Prima si definiscono le regole del gioco, con una seria legge elettorale, e poi si fanno le riforme». Claudio Giacomelli, capogruppo di FdI in Regione, parla anche da segretario provinciale di Trieste e si dice dalla parte dei gruppi parlamentari che hanno votato Sì alle Camere. Ma, aggiunge, «comprendo le ragioni del No in Fvg. In questi giorni, tra l’altro, potrebbe farsi strada in molti la speranza che quel voto possa dare uno scossone a questa terrificante maggioranza di governo». —
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