Da lunedì in Italia restano a casa tre studenti su quattro: è lo stop più grande dal lockdown 2020
ROMA Doccia fredda sul mondo della scuola. Aule chiuse non solo in zona rossa, ma anche in zona gialla e arancione in caso di incidenza elevata dei contagi. In conseguenza del nuovo Dpcm, che sarà i vigore da sabato, oltre 6 milioni di studenti, il doppio di oggi, rischiano di tornare a seguire le lezioni da casa.
Uno stop alle lezioni in presenza così massiccio non si registrava dal lockdown del 2020. Secondo le previsioni della rivista specializzata Tuttoscuola ben 2 milioni e 700mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, 1 milione e 200mila alunni delle medie e 2 milioni e 300mila studenti delle superiori potrebbero fare lezione con la Dad (Didattica a distanza). Si ipotizzano chiusure in 14 Regioni su 20 e 3 alunni su 4 a fare lezione online.
Il governo Draghi ha deciso di applicare un nuovo parametro, proposto dal Comitato tecnico-scientifico. E così, se nelle zone rosse saranno chiuse le scuole di ogni ordine e grado a priori, lo stesso potrebbe avvenire in zona gialla e arancione se si superassero i 250 casi ogni 100mila abitanti per almeno sette giorni di fila. L’ultima parola, tuttavia, spetterà ai presidenti di Regione.
In Piemonte, ad esempio, da lunedì Dad ovunque, ma con intensità differenti in base alle province. Blocco totale per gli istituti di ogni ordine e grado in provincia di Torino, Vercelli, Cuneo e Verbano Cusio Ossola, dove c’è un’impennata di contagi. Una linea più morbida, invece, con lezioni in presenza fino alla prima media e in Dad per tutti gli altri, in provincia di Alessandria, Asti, Biella e Novara. In Val d’Aosta scuole tutte aperte con i ragazzi delle superiori in presenza al 50%. Tutte chiuse le scuole in Abruzzo, mentre in Umbria gli alunni sono in presenza tranne nelle superiori, dove studiano a distanza. In Puglia, Dad per tutti fino al 14 marzo. Mentre già da giorni tutte le scuole sono chiuse in Campania. In Calabria e Sicilia sono aperte elementari e medie, le superiori in presenza al 50%. Tutte aperte in Sardegna con le superiori in presenza al 50%, ma restano chiuse nei tre comuni in zona rossa (Bono, La Maddalena e San Teodoro). E mentre il Movimento Priorità alla Scuola, che rappresenta genitori, docenti e studenti, annuncia una mobilitazione fino al 26 marzo, il mondo politico assume diverse posizioni.
Il Movimento 5 Stelle stigmatizza il Dpcm: «Si fa un pericoloso passo indietro rispetto alla gestione della pandemia sul fronte scolastico. Si sottovalutano i danni formativi e psicologici dei nostri ragazzi e, soprattutto, si rischia di avere l’effetto opposto a quello sperato. Chiudere le scuole conviene di più rispetto a chiudere altre attività, però gli studenti potranno frequentare di più altri spazi di socializzazione, sicuramente meno sicuri rispetto alle scuole, rischiando di contribuire maggiormente alla diffusione del virus».
Critici anche Teresa Bellanova e Gabriele Toccafondi di Italia Viva: «Abbiamo sempre detto che la scuola a distanza non aiuta i ragazzi. E non si possono tenere a casa quando si garantisce che i negozi possono restare aperti». La deputata di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli, polemizza: «Il governo annuncia risorse per 200 milioni al fine di garantire i congedi parentali per i genitori con i figli in didattica a distanza. Tuttavia, questa misura rischia di non tutelare quelle persone che svolgono lavori sottopagati, spesso ai limiti dell’esclusione sociale».
La ministra per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, osserva: «Abbiamo provato a tenere aperte le scuole ovunque possibile. Sono un servizio essenziale, toglierlo è una perdita per i ragazzi e per le famiglie. Non ho condiviso molte cose della ex ministra Lucia Azzolina, ma ho apprezzato il suo sforzo per tenerle aperte il più possibile».
Conciliante, invece, il leader della Lega Matteo Salvini: «Se lo dice la comunità scientifica, i ragazzi si lasciano a casa». —
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