Da Londra alle Canarie: le paure dei triestini all’estero ai tempi del coronavirus
TRIESTE Preoccupazione per i familiari rimasti a Trieste e allarme per l’ evoluzione del coronavirus anche nei Paesi dove ora vivono e dove non sono state prese misure particolarmente restrittive. I triestini all’estero raccontano situazioni di attesa e di confusione, tra assalti ai supermercati e informazioni poco chiare. «Purtroppo - racconta Gabriele Polli dalle Canarie - qui continuano a dire che non bisogna preoccuparsi, che è poco più di un’ influenza. L'Italia viene vista come un Paese che ha esagerato. Eppure alcuni provvedimenti restrittivi sono stati adottati anche qui. Intanto hanno sospeso il Carnevale e qualsiasi attività che coinvolga più di mille persone. Da venerdì inoltre hanno anche chiuso le scuole e le attività di gruppo. Finalmente consigliano di stare a casa. L'opinione pubblica però è convinta che vogliano tenere tutto nascosto: girano già sui social molti video di medici spagnoli che consigliano di adottare i provvedimenti avviati per tempo in Italia. Il sistema sanitario qui – aggiunge - non è forte come quello italiano, sulle isole gli ospedali sono tutti sottodimensionati e i collegamenti aerei sono stati ridotti».
«Qui nessuno se ne preoccupa più di tanto – racconta anche Lara Negrisin, da Parigi -. Vedi più che altro turisti nelle farmacie che cercano mascherine e disinfettante. Nello studio per cui lavoro siamo quasi tutti italiani e abbiamo deciso comunque di lavorare da casa».
Oltreoceano intanto si teme il caos. «L’incertezza aleggia nell’aria - riferisce Ellis Tommaseo da New York -. Sui mezzi pubblici il numero dei passeggeri è diminuito notevolmente, è impossibile trovare disinfettanti per le mani, sono aumentati i prezzi di molti prodotti, e anche dei farmaci davvero necessari. Quello che temo maggiormente è il panico. Diventa temibile in una città così grande». Dall’Australia racconta le sue sensazioni Virginia Sergas. «Nel Western Australia abbiamo avuto la crisi della carta igienica, la gente ha preso d’assalto i negozi per comprarla. Scarseggiano anche farina, pasta e alimenti in lattina, spariti gel disinfettante, sapone e prodotti anti batterici. Cancellati concerti e grandi eventi sportivi».
Alcuni dovevano rientrare a Trieste proprio in questo periodo, con voli prenotati ormai da tempo, tutti cancellati. Per molti quindi non resta che rimanere chiusi in casa come Francesco Angelelli, residente a Nizza. «La preoccupazione sta aumentando - dice ancora Daunia Del Ben dal Canada – anche se i casi qui non sono tanti. I voli non sono stati fermati come tra Usa ed Europa. Diciamo che non c'è una situazione allarmante finora, però abbiamo deciso comunque di adottare accortezze: ad esempio non andiamo da amici anziani».
Ancora più difficile la condizione dei concittadini che vivono nel Regno Unito. Paese che, per voce del premier, ha annunciato di non voler bloccare le attività economiche, mettendo in conto un certo numero di decessi. A Londra la triestina Ilaria Miniussi ha diffuso un messaggio ad hoc, perché al momento le misure anti contagio sono scarse. «Ho lanciato la campagna #stayhomeLondon nella community di italiani e sto riscontrando molto interesse. La situazione - denuncia - è grave e viene presa molto “sotto gamba”. Gli inglesi continuano ad uscire, almeno a Londra, e a vivere come se nulla fosse». Anche Fabrizia Corsi vive a Londra. «Sono abbastanza preoccupata – dice - per la mancanza di consapevolezza sull’emergenza adottato dall’Inghilterra. In metropolitana nessuno usa precauzioni, tutti vanno in palestra senza disinfettare i propri attrezzi, è preoccupante, ci prendono in giro, ma tra poco pagheremo il prezzo anche qui». «La situazione è molto preoccupante – commenta Pierpaolo Bastiani, referente dei Giuliani nel Mondo a Londra -. Siamo in attesa che il governo faccia il suo dovere a proteggere tutti i cittadini». —
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