Da Janša a Orbán i leader dell’Est che fanno il tifo per The Donald

Il premier di Lubiana: Biden debole, al mondo libero serve un’America forte. Dodik esorta: i serbi in Usa votino Trump
Janez Jansa con Viktor Orbán; la scultura in bronzo di Melania Trump collocata a Sevnica
Janez Jansa con Viktor Orbán; la scultura in bronzo di Melania Trump collocata a Sevnica

BELGRADO. Alle imminenti elezioni presidenziali rischia di perdere la poltrona più importante e ambita, quella di inquilino della Casa Bianca, se i sondaggi non mentono. È contestato e criticato in patria e all’estero. Ma ha ancora molti fans, anche presso altrettanto discussi leader dell’Europa centro-orientale e dei Balcani che continuano ad apprezzarlo e cercano per molti versi di imitarlo, Donald Trump, il presidente Usa in corsa per la rielezione, ha incassato vari significativi “endorsement” da oltreoceano in vista del voto del 3 novembre.

Fra gli aficionados di Trump c’è innanzitutto un suo estimatore della prima ora, il premier populista magiaro Viktor Orbán, che si è lanciato più volte nelle ultime settimane in lodi sperticate e assist in favore della rielezione dell’attuale occupante della Casa Bianca. Il premier ugherese ha pubblicamente auspicato la vittoria del suo sodale contro Joe Biden: «Tifiamo per Trump, perché conosciamo la diplomazia dei Democratici, costruita sull’imperialismo morale», mentre Trump sta dalla parte giusta, quella dello sviluppo economico contro «gli obiettivi climatici esasperati» da Bruxelles e contro «la società multiculturale», ha detto Orbán già nelle scorse settimane, assicurando che Trump rappresenta «un bene per l’Europa centrale». Speriamo vinca Donald, ha ribadito nei giorni scorsi il leader magiaro, specificando che il presidente, secondo il suo giudizio, avrebbe «salvato l’America conservatrice».

Ma non c’è solo Orbán. Anche il suo alleato sloveno Janez Janša ha deciso di esporsi nei giorni scorsi, malgrado Trump sia dato come sfavorito nella corsa per la rielezione. Votare Biden sarebbe un errore, perché gli americani spedirebbero alla Casa Bianca «uno dei più deboli presidenti della storia» Usa: al contrario, «il mondo libero ha bisogno di un’America forte come mai prima d’ora, vai e vinci, Donald Trump», ha detto il premier sloveno esprimendosi via twitter in inglese. E anche in questa occasione Janša ha diviso la politica slovena, provocando l’immediata reazione dei Socialdemocratici, all’opposizione, che hanno sostenuto come gli Usa abbiano bisogno invece di «persone come Joe Biden e Kamala Harris».

Biden che, tuttavia, non sembra essere affatto apprezzato nella politica balcanica che oggi conta e tantomeno in Ungheria e Polonia, teatro di una furibonda reazione dopo che lo sfidante di Trump ha osato definire Budapest e Varsavia capitali in balìa di «regimi totalitari». «Odia i serbi» e lo avrebbe dimostrato «negli ultimi vent’anni»; e i serbi certamente non voteranno per Biden», si è unito al coro anche l’attuale membro serbo della presidenza tripartita in Bosnia, il nazionalista Milorad Dodik, che ha consigliato ai serbo-americani negli Usa di dare una mano a Trump nel segreto delle urne. «Tifo per Trump», ha assicurato Dodik.

E il tifo pro-Trump si estende anche alla vicina Belgrado, dove il presidente serbo Aleksandar Vučić sicuramente festeggerà in caso di rielezione di Trump, ha suggerito il Washington Post, ricordando che il leader serbo aveva augurato «buona fortuna» al presidente Usa già a giugno, nella sua presunta guerra interna contro «seri e difficili nemici». Di certo, «i serbi in America votano Trump», ha assicurato l’ex ministro degli Esteri serbo, Ivica Dačić.

Orbán, Janša, Dodik e altri, tuttavia, sono parte di un gruppo di leader internazionali pro-Trump alquanto ristretto. Perché fra chi sostiene pubblicamente la rielezione del presidente Usa non si trovano nomi prestigiosi, come quelli di Merkel o Macron. Ma solo quelli di figure di seconda fila dallo scarso credito, come Jair Bolsonaro e il presidente filippino Rodrigo Duterte. 

 

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