Da Cucciolo a Eolo, la Regione ”libera” i nanetti da giardino

Il codice dell’edilizia elimina l’attuale obbligo di denuncia per i proprietari. Addio vincoli anche per le cucce dei cani
Ricordi i nomi dei sette nani? Mammolo, Cucciolo, Brontolo, Eolo, Dotto, Gongolo, Pisolo. Qualcuno li mette in giardino. In Germania la moda è antica, risale al XVII secolo. L’Inghilterra se ne appropria nel 1874, quando sir Charles Isham dispose 21 statuette sul prato di casa sua, nel Northamptonshire. Sono sorti perfino i Fronti di liberazione, da metà degli anni Novanta, per liberare gli gnomi costretti al sorriso stampato. Gli adepti italiani li sottraggono, li riportano nei boschi e li rompono per evitare una nuova cattura.


Adesso però, per gli aficionados dei nanetti in gesso, c'è una buona notizia: la Regione li ”liberalizza”. Non servirà infatti più presentare ai Comuni la Dia, la Denuncia di inizio attività, almeno 30 giorni prima dell’inizio dei lavori di interramento dei sette nani, ma anche di dondoli, cucce per cani e altri arredi da giardino, come precisa il nuovo Codice dell’edilizia, il testo unico che recepisce tra l’altro il Piano casa berlusconiano, in vigore alla pubblicazione sul Bur, tra fine novembre e inizio dicembre.


Nell’edilizia libera, spiega Federica Seganti ieri a Udine in conferenza stampa, vengono accolti, oltre a barbecue, orti e opere connesse ad attività agricola che non superino i 2mila metri cubi, anche gli arredi «che necessitano di basamenti». Pure le lapidi cimiteriali «che richiedevano autorizzazione visto che si tratta di utilizzo di suolo pubblico». E perfino i nanetti. Nel caso in cui qualcuno li voglia fissa fissare al terreno, c’è adesso il via libera, non serve più alcuna carta timbrata.


Del resto la sburocratizzazione è l’obiettivo chiave del provvedimento, sottolinea l’assessore della Lega illustrando, assieme al presidente della quarta commissione Alessandro Colautti, le 23 pagine che rispondono ai quesiti dei cittadini sulle novità del Codice che, in vigore da gennaio, introduce per la prima volta in Italia il silenzio-assenso per le procedure edificatorie (i Comuni hanno 60 giorni per rispondere e la mancata risposta equivale a parere positivo) e che contiene di molto i casi di abuso edilizio. Gli interessati? Soprattutto le famiglie, 200mila in regione, con una casa uni o bifamiliare, la tipologia abitativa per la quale è più semplice modulare gli interventi in deroga previsti dal Codice.

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