Da Confcommercio un freno ai colossi nel Mercato coperto «Piccoli da tutelare»
Cosa succede al Mercato coperto? La notizia dell’interessamento di Lidl e Despar, con annesse polemiche, per la struttura di via Carducci porta a muoversi Confcommercio, che interviene attraverso il presidente Antonio Paoletti, auspicando la tutela dei piccoli commercianti che vi lavorano. E mentre prosegue la raccolta di firme (vedi articolo a destra) il sindaco Roberto Dipiazza decide di rispondere alle critiche andando sul posto: «È ovvio che qui non si farà un supermercato, ma serve un attrattore». Il vicesindaco e titolare della delega al Commercio Paolo Polidori precisa: «Stiamo pensando a un project financing per il recupero».
Partiamo però da Confcommercio, che sottolinea come il Mercato coperto rappresenti una realtà commerciale viva, per quanto ridotta: «Sia ben chiaro – premette Paoletti – che qui non si tratta di fare crociate pro o contro questa o quella soluzione», ma di avere una visione di insieme che «assicuri equilibrio tra tutte le componenti della rete distributiva, elemento essenziale quest’ultimo per evitare di aggravare la già forte criticità del piccolo commercio e di quello di vicinato».
Confcommercio non entra «nel merito di costi e disponibilità finanziaria» ma auspica un rifacimento della struttura, «come peraltro era anche nelle intenzioni dell’amministrazione», che ne mantenga le peculiarità adeguandola al nuovo contesto commerciale e di clientela. Il tutto, sottolinea il presidente di Confcommercio, «in una prospettiva d’intervento inserita nel quadro di quelle politiche di tutela delle realtà produttive di prossimità che crediamo dovranno essere il filo conduttore delle future azioni e scelte che saranno effettuate sui territori in materia di commercio». Aggiunge Paoletti a margine: «Anche con la Camera di commercio se n’era parlato ai tempi del secondo mandato Dipiazza, quando avevamo più disponibilità economiche». Di fatto, però, non se n’è mai fatto nulla: «Capisco che oggi si vedano i colossi come opportunità, ma sarebbe meglio piuttosto trovare dei fondi per rimetterlo in sesto e farne un servizio pubblico alla città. I mercati piacciono se sono vivi».
Gli risponde indirettamente Dipiazza, in trasferta al Mercato coperto, mascherato, per rispondere a critiche e raccolte di firme: «Negli anni qui abbiamo fatto le scale mobili, messo le reti per i colombi, rifatto i servizi igienici. Quel che manca è un attrattore, per far sì che la gente entri». «Io pensavo anche di creare un mini Eataly», è l’esempio del primo cittadino, che poi aggiunge: «Ma devono esserci gli artigiani, anche l’ambulatorio piuttosto che il ristorante». Ai critici risponde ribadendo la sua apertura a suggerimenti: «Portatemi un progetto invece di raccogliere firme, e vi do le chiavi». Ai microfoni di Telequattro, il primo cittadino aggiunge una considerazione sul cambiamento della società negli ultimi decenni: «Noi qui a Trieste non abbiamo più gli ambulanti, quando ero bambino io andavo con la signora Iolanda al mercato in Ponterosso e c’erano cento bancarelle. Adesso ce ne sono quattro in piazza Sant’Antonio. È cambiato il mondo, adeguiamoci al mondo che cambia».
Ma a che tipo di attrattore fa riferimento il primo cittadino quando parla di rivitalizzazione del Mercato coperto? L’interessamento di Lidl e Despar c’è, spiega il vicesindaco Polidori, ma al momento non è ancora stato definito lo strumento che il Comune adotterà per gestire eventuali interventi. E quindi nemmeno la loro tipologia. «Ci stiamo lavorando da tempo – dice Polidori –. Al momento pensiamo a un project financing con delle linee guida fisse: se ad esempio il privato viene e dice che vuole farci un supermercato, noi diciamo che non può farci solo quello, ma che vanno mantenute le bancarelle e il carattere storico, eccetera». Questa formula, ovviamente, prevede un ritorno per l’investitore privato, che in qualche modo si quantificherà nelle eventuali proposte di project. In ogni caso serviranno realtà dalle spalle robuste, ché le stime per l’investimento si aggirano fra i cinque e i sei milioni.
Polidori sottolinea che il supermercato non è l’idea che ha in mente: «Ci interessa molto rivitalizzare il piano superiore, lo vedrei benissimo come un insieme di postazioni street food. Una cosa a chilometro zero con i nostri produttori». A riprova dell’interesse della giunta per il carattere storico dell’edificio, cita il progetto Mercatocritico della sezione triestina dell’Associazione italiana Donne Ingegneri e Architetti, che prevede una serie di incontri, conferenze, letture, mostre, documentazioni fotografiche e riprese video, laboratori di città e cittadinanza, proprio sul tema del mercato a chilometro zero. —
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