Da Cavana a Barcola fino alle Rive Torna l'allarme topi in centro

Da Cavana a Barcola fino alle Rive: in aumento le segnalazioni di gruppi di roditori. L’esperto: «Sono ovunque». Il Comune corre ai ripari posizionando 1200 trappole

L'invito era giusto per una ventina di ospiti, tutti rigorosamente topi. Un “rebechin” su e giù per piazza Goldoni. Ritrovo: sotto la fontana. Il cibo a terra, sotto le panchine e intorno al bidone della spazzatura, è il “top” per i ratti triestini e non solo. Per la cena in questi giorni hanno infatti scelto di nutrirsi degli avanzi che trovano, evidentemente in grandi quantità, anche nella piazza dedicata al grande scrittore veneziano. Non è la prima volta, visto che a ottobre un altro gruppetto di ratti passeggiava sempre nella stessa area. Ma l'assessore ai Servizi al cittadino e Zoofilia Michele Lobianco promette questa volta un intervento più massiccio da subito.

A riprendere la nuova performance della colonia murina il video di qualche passante, finito su Facebook, dove ora gira sotto gli occhi inorriditi di tutti.

Trieste, piazza Goldoni invasa dai topi

Quei topi scorrazzano liberamente e rimangono indisturbati. Ma quella di questi giorni è quasi una vera e propria invasione. Anche se episodi di questo tipo sono già capitati. A partire da piazzale de Gasperi, da Campi Elisi, piazza Perugino e le Rive, a piazzale della Resistenza, piazza Libertà, in zona Università, e ancora via Schiapparelli, via Puccini, via Gambini, via Fabio Severo, via Conti e via Donadoni. Li si vede infilarsi nei buchi, scappare da un lato all'altro della strada in cerca di cibo sotto i cassonetti.

«Tutta la città è piena di “rattus norvegicus” - osserva Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell'Enpa, ex presidente della sezione di Trieste -.

Juvenile brown rat / Common rat (Rattus norvegicus) emerging from drainpipe on pavement. (Photo by: Arterra/UIG via Getty Images)
Juvenile brown rat / Common rat (Rattus norvegicus) emerging from drainpipe on pavement. (Photo by: Arterra/UIG via Getty Images)

Il topo di città insomma, anche denominato “surmolotto” o “ratto delle chiaviche”, "è sempre stato in quantità così numerosa. Sono da tempo a San Giusto e in zona Cavana, ma ormai sono diffusi in quasi tutte le zone della città. La presenza c'è sempre stata, ora semplicemente ce ne accorgiamo. Se per terra ci sono i residui di cibo dei bar o della movida, è ovvio che corrono a mangiarli».

Il Comune spende all'anno, tra la disinfestazione delle zanzare tigri e la derattizzazione, 18mila euro con un appalto dato a due differenti ditte. «È in atto una campagna contro i topi che dura 365 giorni l'anno, il problema è strutturale e abbraccia diverse zone della città - spiega Lobianco -, e prevede anche la zona di piazza Goldoni: ci sono anche lì gli erogatori d'esca topicida. Ma agiremo di più ora che ne siamo venuti a conoscenza. Siamo già intervenuti su muri di contenimento che ne ospitavano diversi, solo che è una lotta difficilissima e complicata, stiamo cercando di arginare e tamponare questo grande fenomeno».

Il metodo principale usato dalle aziende specializzate in questo campo infatti mette in campo appunto quelle scatole nere a forma trapezoidale contenenti l'esca. Sono 1200 in totale quelle sparse per la città al momento. «Gli erogatori - spiegano dalla Seal, ditta del settore - contengono del veleno che è bloccato per motivi di sicurezza, perché sì, sono attrattive solo per i topi, ma magari gli animali domestici per gioco lo prendono in bocca».

Il veleno è mescolato a degli attrattivi che solleticano il palato del topo e ha un doppio effetto: da una parte attrarli e d'altra anche monitorare l'area per capire se è invasa o meno da ratti. Se cadono nella trappola, muoiono appena dopo tre o quattro giorni. E visto che «i topi comunicano molto fra loro, nel caso in cui capissero che quella scatola provoca subito una morte, la eviterebbero. Per questo il veleno ha un effetto diluito nel tempo, in modo da non far capire dove si trova l'oggetto nocivo - spiegano ancora gli esperti -. Poi il tipo di attrattivo varia, in modo da distogliere il topo, così come il veleno per evitare l'assuefazione». Per abbattere i topi in caso di improvvisa “colonizzazione” di un’area, la soluzione più indicata è una strategia a medio raggio. «L’ideale sarebbe agire con tre trattamenti in due mesi, viene cambiato il tipo di veleno interno e l’attrattivo - dicono sempre dalla Seal -, per colpire più velocemente i topi, in modo che non si scambino informazioni». Il problema per cui è impossibile liberarsi definitamente dai topi riguarda i cassonetti. «Se trovano sacchetti intorno ai contenitori dell'immondizia, è il cibo il loro l'obiettivo - conclude Lobianco -. Ma basta anche l'odore che viene in particolare fuori dal bidone dell'umido».

 

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