Da Cattinara all’A4, maxi cantieri a rischio

La gara d’appalto per il futuro ospedale di triestino di Cattinara (un complesso dove verrà realizzata anche la nuova sede dell’ospedale infantile Burlo Garofolo) rischia di andare deserta. Le offerte devono pervenire entro il 31 marzo, pena la perdita del contributo statale di 60 milioni (l’altra metà la mette la Regione), per una gara che parte da una base d’asta di 120 milioni.
A rendere più che concreto questo rischio è una norma del Decreto della semplificazione (sic!), varato nel luglio 2014, secondo la quale, nelle opere pubbliche del “segmento” dei lavori superiori ai 75 milioni, l’impresa (o l’associazione temporanea di imprese), contraente di un’opera pubblica, dovrà produrre una cosiddetta fideiussione “del fare”.
Ciò significa che l’impresa capogruppo deve fornire una garanza assicurativa in base alla quale, se non dovesse essere in grado di realizzare l’opera, la stessa compagnia assicurativa si impegna a trovare un’altro gruppo di imprese disposto a realizzarla alle stesse condizioni.
Non solo. In subordine, l’azienda capogruppo deve avere un patrimonio netto non inferiore all’importo a base d’asta, e comunque non inferiore a 500 milioni di euro.
A livello nazionale si contano sulle dita di una mano le aziende in grado di rispettare queste condizioni, e nessuna di queste è della regione. Le nuove norme hanno di conseguenza gettato nel panico le imprese di costruzione del Friuli Venezia Giulia, sulle quali dal 2009 la crisi si è abbattuta pesantemente, con una riduzione di 800 aziende e una perdita di oltre 8mila posti di lavoro.
I costruttori sono dunque in grande allarme, dato che rischiano di veder partecipare alle gare grosse imprese straniere che, con le condizioni ricordate, non avrebbero difficoltà ad aggiudicarsi importanti commesse.
«Si rischia un bagno di sangue per le imprese del Friuli Venezia Giulia - avverte il presidente regionale dell’Ance, Valerio Pontarolo - che sono tagliate fuori da questa norma. E anche la Regione subirà un grave danno, poichè non verranno versati qui i due decimi di Iva e la quota relativa all’imposta sui redditi».
Per cercare di trovare una strada che sblocchi questo preoccupante impasse, una settimana fa Pontarolo ha inviato una lettera alla presidente della Regione Serracchiani, in cui precisa che il presidente nazionali di Ance, Agi (associazione grandi imprese) e Cooperative hanno richiesto congiuntamente (lo scorso novembre, ndr) al ministro delle Infrastrutture Lupi «di ritirare, o prorogare, l’entrata in vigore della norma - che dovrebbe essere rivista - al fine di non limitare (a poche imprese, ndr) la partecipazione alle gare». Pontarolo osserva poi che si crerebbe una situazione di monopolio, lesiva del principio della concorernza e dell’interesse pubblico, e che il problema ha bisogno di essere chiarito a livello normativo.
Problema che in un prossimo futuro potrebbe coinvolgere anche gli appalti per i lotti della terza corsia dell’A4 e per il nuovo ospedale di Pordenone. Al momento, però, il presidente di Autovie, Emilio Terpin, si limita a dichiarare: «Non siamo ancora in grado di affermare se ci siano rischi per le gare d’appalto. Stiamo approfondendo il problema con la massima attenzione, guardando alle conseguenze di questa norma».
I timori che serpeggiano fra i costruttori ovviamente riguardano le imprese di tutta Italia. Proprio per questo lo scorso 6 febbraio i presidenti di Ance, Buzetti, di Agi, Lupo, e di Ancpl, Zini, hanno interessato anche i presidenti della prima e della quinta commissione della Camera, sottolineando il rischio del blocco del mercato dei grandi appalti.
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