Da Bob Dylan alla chiusura, la triste saga del pub Bennigan’s a Trieste

ll locale di via Ottaviano Augusto getta la spugna a vent’anni esatti dall’apertura
Foto Bruni Trieste 15.07.16 Pub Benningam
Foto Bruni Trieste 15.07.16 Pub Benningam

TRIESTE Il cartello all’ingresso, scritto a pennarello, prevede la riapertura il giorno 18 dopo un teorico periodo di ferie. Ma non succederà. Il Bennigan’s Pub, uno dei locali più amati e frequentati di Trieste, ha chiuso i battenti. Per sempre. Per una concatenazione di eventi che lascia basiti prima ancora che stupiti. Per le regole del mercato, diciamo, anche se dovendo spiegare tutti gli intrecci economico-commerciali che stanno dietro alla scelta, una pagina non basterebbe di sicuro.

Una scelta che ha molto a che fare con la futura destinazione d’uso del grande immobile che copre un’area tra via Ottaviano Augusto, via Economo e via di Campo Marzio. I pochi inquilini e gli affittuari dei fori erano stati avvisati da tempo. Nelle intenzioni del proprietario, peraltro assolutamente indisponibile a fornire una sua spiegazione della situazione in divenire, pare ci sia una destinazione alberghiero-residenziale del complesso. Senza escludere a priori il possibile recupero di un’area ristorativa.

Il Bennigan’s Pub era nato nel giugno del 1996 grazie all’idea di due giovani, Giorgio Corossi e Graziano Gerin, che avevano ottenuto un clamoroso successo con il primo Bennigan’s, aperto a Santa Croce. «Arrivava gente da tutta la regione - racconta Corossi - e in certe sere dovevo mandare le persone all’esterno perchè non riuscivamo neanche a camminare!». A quel punto la decisione di emigrare a Trieste, senza rinunciare al brand di successo. Il pub, racconta ancora Corossi, viene costruito pezzo su pezzo con gli arredi di un locale analogo di Huddersfield, a nord di Manchester. Smontato e ricostruito integralmente. Il successo è immediato e clamoroso. Birre inglesi a spina, hamburger, polletti e, soprattutto, l’atmosfera, ne fanno un must delle limitate notti triestine. Ci passano tutti, attori e cantanti, da Bob Dylan a fine anni ’90, agli Iron Maiden, alla Pfm. In due anni, dichiaratamente, i due soci ammortizzano l’investimento iniziale, miliardario.

La crisi è ben lontana, la voglia di uscire è ben presente nei nostri concittadini. Un trionfo a tutto tondo. Ma come nelle migliori fiabe, qualcosa si incrina nel rapporto tra i titolari. Gerin molla e, quasi per ripicca, apre il foro adiacente, col nome di “Ottaviano Augusto”. Posto che non decolla mai e alla fine chiude i battenti, dopo un’esperienza da pizzeria conclusasi praticamente con una fuga nella notte del titolare subentrato...

Gli anni, a quel punto, non sono più quelli di una volta, i consumi nemmeno. Corossi annusa l’aria che tira e passa la mano. Gli subentra Rudy Franza, titolare anche della popolarissima Spaten di via Valdirivo. Non ci sono contraccolpi. Il locale va e, incredibilmente, funziona ancor meglio dopo la scelta del titolare di introdurre assieme ai piatti “british” la popolare caldaia triestina, che in breve li soppianta.

Tutti contenti e happy ending? Non proprio. Alla vigilia dei vent’anni, i primi segnali. Inquietudini interne, lo spazio esterno che non apre, i dubbi. Alla fine, la serranda abbassata. Non sarà l’unica, nel complesso, a quanto si sa.

Sull’immediato, si viaggia a vista. Pare che sull’ampia, doppia metratura di Bennigan’s e Ottaviano Augusto abbia posato gli occhi una catena veneta specializzata in pizzerie giganti, roba da 2-300 coperti. Si vedrà. Di sicuro Trieste perde un altro pezzo di storia. E non sarà l’ultimo.

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