Da Alberta a Sofia, cinque generazioni di donne bisiache e sangue “merican”

SAN CANZIAN. Sono cinque le generazioni che in questi giorni si sono ritrovate a Pieris per festeggiare i 90 di Alberta Russi e una vita che racconta le travagliate vicende del territorio durante l’immediato secondo dopoguerra. Tant’è che anche in Sofia, l’ultima nata della famiglia – il 19 aprile – scorre una parte di sangue a stelle e strisce. Già, perché Alberta Russi, figlia di un operaio del cantiere navale (dal cognome in origine Rusig, poi italianizzato nel Ventennio) e di una giovane nata in una famiglia di coloni di origine padovane, alla fine degli anni ’40 conosce un giovane militare americano, di soli due anni più grande, di stanza a Trieste, ancora nelle mani del Governo militare alleato.
«Charles Anthony Payne era originario della Virgina e con mia madre ha poi vissuto per un anno a Duino», racconta la figlia, Susanna Payne Bernardis, nata nel 1951, più grande di 14 mesi della sorella Patricia Payne Spanghero. La coppia si sposa nel 1952, prima davanti al comandante del militare statunitense e poi civilmente nel municipio di Pieris, ma quando Trieste torna in via definitiva all’Italia (1954), le truppe alleate vengono rimpatriate. «La nostra è una storia di quegli anni», aggiunge Susanna, diventata nonna a 46 anni come ora sua figlia Roberta con la piccola Sofia.
Charles rientra negli Stati Uniti, ma Alberta non riesce a raggiungerlo con le figlie, cui comunque l’uomo provvederà per un certo periodo. Poi il silenzio. Attorno una famiglia solida, Alberta lavora, come assistente sociosanitaria nell’ospedale di Monfalcone, allora in via Rossini, e cresce le due figlie (Patricia farà lo stesso lavoro). Senza mai risposarsi. «È rimasta fedele all’uomo di cui si era innamorata: un vero colpo di fulmine», racconta Susanna, che è riuscita ad avere la doppia cittadinanza.
La madre andava ogni sei mesi al consolato Usa a Venezia a rinnovarle il permesso di soggiorno, fino a quando, a 21 anni, Susanna ha giurato sulla bandiera a stelle e strisce. Un privilegio? Non tanto, forse, in anni in cui i centri attorno a Monfalcone erano dei veri e propri feudi rossi. Di Charles Anthony, comunque, le figlie hanno cercato di ritrovare le tracce in passato, forti dei molti documenti americani lasciati dal padre e delle foto che lo ritraggono.
«Mio figlio Carlo è uguale al nonno», dice Susanna, spiegando come il papà avesse sette fratelli, che dall’originaria Virginia si sono sparsi in tutti gli Stati Uniti. Ora le ricerche sono state, se non abbandonate, quasi congelate, perché gli anni nel frattempo si sono accumulati. Alberta ne ha compiuti 90, come la gemella Ivana, mentre tre anni fa, a 83 anni, se n’è andato il fratello Adriano Russi, già calciatore di serie A, poi magazziniere alla Eternit di Casale Monferrato, stroncato dall’esposizione all’amianto.
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