Cyber bullismo, colpiti studenti dei licei
Studenti insultati, ragazzi presi in giro, derisi o indicati come gay. Il cyber bullismo colpisce anche alcune scuole superiori triestine, che attraverso le pagine di Facebook hanno creato bacheche dove quotidianamente piovono critiche e commenti negativi. La denuncia arriva da alcuni giovani, che vogliono restare anonimi, vittime dei soprusi da parte dei coetanei. Non solo.
A segnalare il contenuto dei “post” anche alcuni adulti, che si sono imbattuti in frasi pesantemente offensive o con riferimenti sessuali espliciti, legati sempre all'ambiente scolastico. La polizia postale di Trieste conferma soltanto che “c'è un'attività in corso in merito”. Nulla di più per il momento, la questione è delicata.
Le pagine riguardano in particolare i licei cittadini Galilei e Petrarca, e vengono identificate con il termine “spotted”, un fenomeno rimbalzato dagli Stati Uniti in Italia in poco tempo. Si tratta di profili creati apposta per pubblicare sfoghi anonimi di studenti, “spotted” è traducibile con il termine “avvistato”. Ma da un iniziale “muro dei pettegolezzi” le chiacchiere molto spesso sono degenerate, a danno del malcapitato di turno preso di mira. E' solo di qualche giorno fa la notizia di un liceo in Sardegna, nella cui pagina “spotted” è stata pubblicata la lista dei ragazzi gay della scuola.
Anche a Trieste, chi è colpito dal “bullismo web”, non viene citato per nome e cognome, ma con le iniziali, con la classe e la sezione o con precisi riferimenti fisici, che consentono una rapida identificazione. Da qui la rabbia di alcuni giovani, consapevoli di dover affrontare ogni giorno il giudizio on line, una volta concluse le lezioni.
«Per me, come per altri ragazzi, sono cattiverie gratuite - racconta una vittima del cyberbullismo - c'è chi pensa siano solo frasi scritte così, senza troppa importanza, ma feriscono, tanto, soprattutto quando sono continue. Non voglio spiegare quello che sta succedendo ai miei genitori, c'è comunque una forma di vergogna nel dover segnalare determinate insinuazioni, spero ci sia qualcuno che intervenga. C'è chi ha un carattere forte e affronta tutto questo senza difficoltà, per altri invece è più dura, soprattutto quando i post sono insistenti. Si prova ansia, frustrazione. Credo che la scuola non debba deve essere un posto dove aver paura di entrare».
All'amarezza si aggiunge la paura di ritorsioni. Basta pensare alle risse tra adolescenti scoppiate in pieno centro cittadino poche settimane fa in pieno centro davanti a un centinaio di giovani spettatori e organizzate proprio sul social network. Le prese in giro riguardando ogni aspetto, dall'abbigliamento al fisico, dall'atteggiamento ai gusti sessuali, presunti o reali, in aggiunta a una lunga serie di commenti piuttosto diretti, che hanno sorpreso non poco soprattutto gli adulti che si sono imbattuti in post come “sei figo, stuprami”.
Da qualche giorno è attivo anche lo “spotted” del biennio dell' Oberdan, ma in questo caso il fenomeno è di dimensioni più contenute, anche se in crescita. Alcune persone si sono già rivolte alla polizia postale, e gli stessi agenti confermano che “c'è un'attività in corso”, senza specificare se ci siano già denunce o quale sia la scuola oggetto delle segnalazioni. Qualche giorno fa un istituto cittadino intanto sembra aver costretto gli studenti alla chiusura della pagina “spotted”, mentre quella del Galilei, sparita giovedì, è ritornata venerdì sotto forma di profilo privato.
«E' esploso tutti in pochissimi giorni – spiegano dalla direzione del liceo Petrarca – di sicuro non possiamo far finta di niente, per questo ci stiamo già occupando della questione e a breve valuteremo i provvedimenti da adottare». «Spotted potrebbe essere utilizzato con una modalità di comunicazione positiva, come già succede ad esempio per molte università – sottolinea Lucia Negrisn, dirigente scolastico del liceo Galilei – siamo una scuola che crede nelle nuove tecnologie, naturalmente quando sono utilizzate con qualità, come alcuni gruppi, legati al nome del nostro liceo, che già esistono da tempo. Non dimentichiamo comunque – conclude - che i problemi reali della scuola sono ben altri». Ma il web può diventare una sorta di arma per ferire.
La prima pagina creata con questo sistema è stata quella della Sapienza di Roma, che ha raggiunto in breve tempo i 17mila iscritti, un modo di fare gossip diffuso poi in tanti atenei e scuole superiori. Ora ha preso piede anche qui.
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