Cure obbligatorie per chi gioca d’azzardo ma l’Ass non ha fondi

Ludopatia tra i livelli essenziali d’assistenza, esercenti obbligati a esporre avvisi. Il medico: travolti da richieste di informazioni
Di Gabriella Ziani
Altran Mf-mini Casinò
Altran Mf-mini Casinò

Con una decisione molto brillante il ministero della Salute ha inserito fra i Livelli essenziali di assistenza (e cioé le cure che obbligatoriamente il servizio sanitario deve garantire) anche la dipendenza dal gioco d’azzardo. Pazienza se lo Stato guadagna su tutti i giochi, dal Lotto ai Gratta e vinci, e moltissimo incamera dalle “slot” che sono il principale mezzo di rovina per chi soffre di gioco compulsivo.

Ma il fatto è che il decreto Balduzzi di fine 2012 ha lasciato di sasso gli operatori della Sanità, il Dipartimento delle dipendenze legali dell’Azienda sanitaria segue i giocatori “malati” quasi con un volontariato perché solo un medico e due psicologhe a tempo determinato e a part-time (si occupano anche di 1300 alcolisti e 400 tabagisti in trattamento ogni anno) sono a disposizione dei circa 70 giocatori triestini che vogliono o devono smettere, e anche delle loro disperate famiglie.

Più ancora eclatante è la conseguenza che il decreto avrà su bar, tabaccherie, pubblici esercizi, sale gioco. Il ministro obbliga a esporre cartelli con cui si avverte del rischio di dipendenza, e anche “materiale informativo” sui servizi che la sanità territoriale offre al caso. Se gli avvisi non vengono esposti i titolari di bar e tabaccherie rischiano una multa di ben 50 mila euro.

«Siamo stati travolti da lettere raccomandate con cui gli esercenti ci chiedono il materiale informativo - racconta con forte preoccupazione il medico delle dipendenze che si occupa dei giocatori compulsivi, Alessandro Vegliach -, abbiamo messo in busta e spedito 140 fogli, con il testo che ciascuno può stampare dal sito Internet dell’Azienda sanitaria, il decreto è arrivato a sorpresa e non ci destina né strutture, né personale, né finanziamenti per allestire un servizio del genere. Consigliamo a tutti di scaricare il volantino e stamparselo, in mancanza di computer di venire a stamparlo da noi». Mezzi da economia di sussistenza, e in più già si teme l’afflusso (senz’altro positivo) di nuovi possibili pazienti, e l’impossibilità (senz’altro negativa) di accoglierli nel dovuto modo.

“Slot machine”, “video lottery”, l’insidioso “Win for life”, i pacchi di Gratta e vinci, le sale Bingo, le sale giochi, i casinò, e non da ultimo i giochi “on line” che stanno prendendo il sopravvento sono la buca in cui cadono persone già fragili (come spiega il medico qui accanto), in un’illusione ossessiva che sbanca individui e famiglie. «E la possibilità di vincere al Superenalotto - segnala Salvatore Ticali, direttore del Dipartimento, che tra l’altro andrà in pensione con febbraio smagrendo il già misero organico - è solo una ogni 600 milioni di puntate, è stato calcolato che è infinitamente più probabile (uno su mille) diventare calciatori di serie A o B...».

Ma chi è indiavolato è vittima, e non ragiona. Resta da vedere quanto leggerà la fitta serie di consigli elaborati dall’Azienda sanitaria, ma omogenei su tutto il territorio regionale: «Segnali importanti per capire che il tuo gioco sta diventando un problema: aumento dell’indebitamento, difficoltà a pagare i conti in tempo... Come evitare che il gioco d’azzardo diventi un problema? L’unico modo sicuro è non giocare... Prima di metterti a giocare accantona una somma da spendere, gioca solo quella, non giocare quando hai debiti, quando sei sotto stress. Non rincorrere le perdite, accetta che il tuo denaro sia perso, non giocare da solo, non mescolare alcol e droga con il gioco, bere pregiudica la tua capacità di giudizio, non affidarti a “pensieri magici”, non pensare che esista “una macchina fortunata”». E così via.

Ma siccome «l’idea di poter mantenere il controllo è illusoria», l’ultimo consiglio è il più saggiamente concreto: «Rivolgiti a Dipartimento delle dipendenze, via Sai 5, Trieste...».

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