Cure domiciliari, a Trieste i medici contestano il segretario Fimmg
TRIESTE «Affermazioni pericolose» non supportate da dati scientifici. È un attacco durissimo quello che arriva dalla Simg - «la Società scientifica più rappresentativa della Medicina generale in Italia, di cui la maggior parte dei membri è pure iscritta alla Fimmg» - nei confronti di Francesco Franzin: il segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) di Trieste è finito nel mirino dei colleghi per alcune dichiarazioni sul nuovo protocollo nazionale che fissa le linee guida per le cure domiciliari di pazienti Covid. A intervenire sono ora Maurizio Pagan, segretario regionale della Simg Fvg, Olivia Giannini e Rita Leperini, rispettivamente segretario e vicesegretario del direttivo Simg, e Doriano Battigelli, dei direttivi di Simg e della Fimmg giuliana. Le critiche sono state condivise anche dai medici che fanno parte delle Usca di Asugi, le unità mediche specializzate che trattano per prime i casi Covid.
Franzin nei giorni scorsi si era espresso in maniera molto critica sulle linee guida del ministero della Salute, che prevedono di intervenire solo in una seconda fase della malattia con eparina, antibiotici e cortisone. Il segretario Fimmg aveva parlato con Il Piccolo di indicazioni che possono indurre un «atteggiamento passivo», ricordando come «molti ricoveri si sarebbero potuti evitare agendo per tempo ai primi segnali di peggioramento. Ciò che ho osservato - aveva detto - è che chi esce dall’ospedale è stato trattato proprio con i farmaci che ci dicono di non usare inizialmente. E quindi perché non utilizzarli subito?»
«Per dimostrare che una terapia funziona - replicano duramente i rappresentanti del Simg - bisogna produrre dati, che devono essere riconfermati più volte e validati, quindi Franzin li deve portare a supporto delle sue affermazioni. Quello che ha dichiarato è pericoloso: per la salute dei pazienti, per la possibile accusa legale di colpa in caso di effetti avversi, ma anche per il discredito verso i medici di medicina generale che si attengono alle raccomandazioni validate, stigmatizzati all'opinione pubblica come inerti attendisti. Ora temiamo di vedere pressanti e indiscriminate richieste» da parte dei pazienti «di avere cortisonici, eparine e antibiotici per ogni soggetto risultato positivo al coronavirus».
Simg precisa che a redarre le linee guida del ministero della Salute è stato un apposito Gruppo di lavoro costituito da rappresentanti istituzionali, professionali e del mondo scientifico, esperti di gestione di questa malattia, con 41 importanti citazioni bibliografiche. Le indicazioni sono state supportate anche dalle linee guida della stessa Simg e dalle indicazioni di 17 società scientifiche mediche americane. Tutte le ricerche - si annota - specificano come «nei casi lievi-moderati di Covid gestibili a domicilio, l’80-90% del totale, è indicata una eventuale terapia sintomatica di supporto con paracetamolo e anti-infiammatori. L’utilizzo della terapia precoce con cortisonici si è rivelato inutile se non dannoso, e l’uso dell'eparina è indicato solo nei soggetti immobilizzati, che rischiano trombosi venose ed embolia polmonare. Bisogna inoltre evitare l’uso empirico di antibiotici verso i quali i virus non sono sensibili, concetto che stiamo faticosamente cercando di far capire da anni ai pazienti che li chiedono per infezioni virali come l'influenza, il raffreddore, il mal di gola, le gastroenteriti, etc. Usare antibiotici preventivamente significa determinare l’insorgenza e il propagarsi di resistenze batteriche che potrebbero compromettere la risposta a terapie antibiotiche future».
I rappresentanti del Simg precisano in ogni caso che «le linee guida non sono rigidi protocolli e ogni paziente merita una valutazione personalizzata basata sulla conoscenza dello specifico quadro clinico»; tuttavia le linee guida stesse «sono lo strumento più affidabile oggi per non incorrere in errori di terapia, basati su impressioni, ipotesi, opinioni personali, aneddoti e limitate esperienze soggettive». —
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