Cura dimagrante sui Punti nascita: ne sopravvive uno
Sopravviverà uno soltanto. Oggi, c’è anche il documento ufficiale (il Piano attuativo locale 2014) in cui si sancisce che, dei due Punti nascita di Gorizia e di Monfalcone, uno è di troppo. Quale? Tutto lascia intendere che la vittima sacrificale sarà il reparto materno-infantile della nostra città ma, per l’ennesima volta, l’Azienda sanitaria non dà un’indicazione precisa, traccheggia, prende tempo. E non la fornisce nemmeno nel documento di programmazione per eccellenza: il Pal, per l’appunto. Come a dire: prepariamoci all’ennesima lotta fratricida Gorizia-Monfalcone per il mantenimento di quello che è considerato un servizio essenziale, la cui chiusura porterebbe (l’ha ripetuto più volte il sindaco Ettore Romoli) alla «morte anagrafica» della città.
Il Piano
attuativo locale
Ma atteniamoci al documento. Si parla di Punto nascita nel capitolo riguardante la “riconversione delle strutture ospedaliere”. «Il numero di parti complessivo nell’Ass isontina nel 2012, inferiore alla soglia raccomandata a livello nazionale di 1.000 parti (503 a Monfalcone e 336 a Gorizia, totale 846), e la proiezione per il 2013 (456 a Monfalcone e 277 a Gorizia, totale 733) giustificano il mantenimento di un unico Punto nascita, da adeguare agli standard di qualità previsti per tali reparti di primo livello dalle Linee di indirizzo ministeriali. Considerato inoltre il numero di interventi chirurgici ginecologici non particolarmente elevato in entrambe le sedi e la necessità di mantenere alti livelli di performance chirurgica e di ottimizzare le risorse, la riorganizzazione delle 2 aree materno-infantili nell’Ass 2 dovrebbe prevedere presso la stessa sede del Punto nascita aziendale la concentrazione degli interventi chirurgici ginecologici e la degenza ginecologica». C’è anche una ripercussione economica, o meglio di risparmio economico. «La riconversione prevista rende possibile la riduzione nel corso del 2014 di alcune figure professionali (3), la riconversione di 10 figure ed il risparmio immediato di alcune collaborazioni liberoprofessionali. La riduzione di posti-letto prevista è quantificabile in circa 15 per acuti».
Importante anche un altro passaggio: «Tale progettualità si integra con lo sviluppo del progetto transfrontaliero sul percorso nascita, che prevede - potenziamento dei consultori e loro riorganizzazione; costruzione di un percorso di continuità assistenziale gestito dalle ostetriche, visite domiciliari, percorsi di informazione per genitori, allattamento al seno, spazio aperto a giovani adolescenti per informazione e prevenzione, etc; - organizzazione e gestione di un percorso formativo sperimentale di area vasta per le gestione della gravidanza fisiologica; - studio di fattibilità della casa del parto transfrontaliera con costituzione di équipe mista (italoslovena); - analisi dei dati e produzione di uno studio quali-quantitativo sui percorsi di presa in carico della gravidanza fisiologica a livello di area vasta».
L’area
di emergenza
Novità anche in questo settore. Sempre nell’ottica di assistenza per intensità di cure si propone «una riorganizzazione dell’emergenza - si legge nel Pal - inizialmente in una sede ospedaliera con la realizzazione di un’area di emergenza che preveda letti di osservazione breve in Ps, terapia intensiva, cardiologia intensiva e letti di ricovero in medicina d’urgenza con riorganizzazione delle guardie notturne. Tale intervento rende possibile a regime il risparmio di 2 guardie attive notturne, 1 infermiere ed un autista di ambulanza, un turno di infermiere per 9 mesi/anno. La riduzione di posti letto è stimabile in 4 per acuti».
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