Cura da 10 mila euro per i cedri di Gradisca fra tiranti e potature

L’intervento sulla coppia di alberi per garantirne la stabilità e prevenire i rigonfiamenti che sacrificarono un esemplare

Luigi Murciano / GRADISCA

Tempo di cure per i secolari cedri della Spianata, vero e proprio simbolo dei parchi di Gradisca d’Isonzo. Nonostante l’emergenza Covid-19 tenga tutti in allerta e metta sotto pressione le amministrazioni comunali, ci sono piccoli e grandi interventi che possono essere effettuati. E così è per alcune manutenzioni legate al Piano comunale del Verde, approdato proprio in questi giorni ai due voluminosi cedri che dominano i giardini di piazza Unità sin dal lontano 1908.

In particolare in questa fase ne sono state sfoltite le chiome e si è provveduto a sostituire fasce e funi che fungono da tiranti per dare stabilità alle due essenze arboree, in quanto ormai “rilassate” e usurate nel tempo. «Un problema non soltanto di sicurezza, che è prioritaria – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Pagotto – ma anche di salute per le stesse essenze arboree, dal momento che nel lungo periodo questa minore stabilità avrebbe potuto causare un rigonfiamento del tronco. Consapevoli anche del grande legame affettivo dei gradiscani con i cedri della Spianata, si è deciso di non attendere oltre».

Un tempo erano tre i cedri della piazza. Ma uno venne dolorosamente sacrificato nel 2009, malato a causa di un’infezione fungina. L’intervento manutentivo è il più corposo da dieci anni a questa parte. Ancora in corso, richiederà più fasi e una spesa complessiva di poco più di 10 mila euro per avvalersi di una ditta specializzata. Il tutto incardinato nella cornice più generale del Piano del Verde, come si diceva, che negli ultimi giorni ha portato le maestranze comunali anche ad alcune sostituzioni, potature e rimozioni di piante in uno stato di salute non ideale.

Questa tranche ha riguardato essenze arboree del centro, ma a fine anno vi era stato un corposo intervento anche in periferia – nel tratto finale di via Aquileia – con la sostituzione di una mezza dozzina di carpini ormai pericolosi sia perché le radici si erano insinuate nelle fognature, sia perché creavano gravi problemi di visibilità agli automobilisti. «Trattandosi di un piano rigenerativo, ogni pianta è stata sostituita» assicura Pagotto. —

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