Cuoco triestino ucciso in Messico

Il corpo di Alex Bertoli, 28 anni, è stato trovato bruciato in un campo nei pressi di Mazunte, dove lavorava da alcuni mesi

TRIESTE. Era andato in Messico per farsi una vita. Vi ha trovato una fine raccapricciante e, per ora, dai contorni misteriosi.

Alex Bertoli, cuoco triestino non ancora trentenne, è stato trovato morto tra sabato e domenica scorsi, il suo corpo bruciato, in un campo ai margini dell’abitato di Mazunte, villaggio nello Stato di Oaxaca de Juàrez, meta inseguita dagli amanti della natura silenziosa, lontana dal turismo organizzato di massa. Ucciso da chissà chi, e per chissà quali motivi.

Alex viveva e lavorava appunto a Mazunte, in un ristorante, dove si era trasferito con la moglie, una ragazza veneta, poco più di sei mesi fa. Venerdì sera non aveva fatto rientro a casa, e così erano stati dati l’allarme e il via alle ricerche. Ricerche che, come detto, si sono concluse più o meno ventiquattr’ore più tardi, quando il suo cadavere è stato recuperato dalle forze dell’ordine locali in un campo, deserto e isolatissimo. Troppo recente il fatto, e troppo scarne ancora le informazioni che trapelano al momento dal Messico, per sapere come siano andate le cose.

L’unica verità, evidente fin dal principio, che è stata restituita da quel campo è che il suo corpo è stato bruciato e abbandonato dal suo o più probabilmente dai suoi, nel senso che erano più d’uno, aguzzini. La modalità agghiacciante della fine del giovane non può escludere a priori la possibilità che ad assassinarlo sia stata qualche banda riconducibile alla malavita organizzata messicana. Chi conosce quei posti, tuttavia, sa che in realtà sono ai confini della tristemente nota criminalità dell’America latina specializzata nel narcotraffico, mentre sono infestati purtroppo da gang di mini-delinquenti, anche di dieci, dodici anni, pronti a tutto pur di prendersi un portafogli.

Alex Bertoli avrebbe compiuto 29 anni il prossimo mese d’agosto. Benché giovane, era un cuoco dal curriculum già robusto. Triestino con casa a Capriva, sposato appunto con una ragazza veneta, prima di prendere la via del continente americano aveva lavorato in diversi locali dell’Isontino, aveva fatto tre stagioni a Jesolo, sempre nella ristorazione, mentre a Trieste lo si ricorda soprattutto per i piatti che proponeva nella vecchia gestione delle “Dune” di via Bazzoni. I suoi genitori vivono da anni in Germania, mentre una sorella è rimasta proprio a Trieste.

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