Cultura, lavoro e politici all’altezza. La ricetta dei giovani per la città di domani

Il sondaggio “Cosa farai da grande” dell’associazione Zeno mette a fuoco sogni e aspirazioni degli abitanti del futuro

TRIESTE Più opportunità di lavoro, più cultura e una classe politica migliore. Ecco la ricetta per il futuro di Trieste secondo il sondaggio “Che cosa farai da grande?”, condotto dall’associazione culturale Zeno nell’ambito del più ampio progetto “Ts4-Trieste secolo quarto”. Un sondaggio da cui è emerso che gli abitanti più giovani, pur credendo nelle potenzialità della città, sono spaventati soprattutto dalla precarietà.



FOCUS SUI GIOVANI


Allo studio hanno partecipato circa mille persone: 597 hanno compilato un questionario online; le rimanenti sono state intervistate alle assemblee d’istituto del liceo Oberdan e dell’its Deledda-Fabiani. Va detto che il sondaggio è basato su adesioni spontanee, per cui il campione non è rappresentativo del profilo demografico della città. A rispondere alle domande sono stati soprattutto i cosiddetti «cittadini di domani»: triestine e triestini che saranno pienamente adulti nei prossimi 25 anni, ovvero nell’orizzonte temporale preso in considerazione dal progetto. Nello specifico, il 55,9% di chi ha risposto è donna; il 57,8% ha tra i 14 e i 35 anni mentre il 45,4% ha una laurea. «Sono anche gli stessi che spesso, nelle cronache e nel dibattito pubblico triestino, hanno meno visibilità», rileva lo studio. Curiosità: il 75,5% degli intervistati ha «un’idea estensiva di cittadinanza»: triestino è chi con la città ha un legame pratico o affettivo, più che di nascita.



VOGLIAMO LAVORARE


Il campione è stato ripartito tra chi vive a Trieste da sempre (48,2%), chi vi è arrivato da altrove (36,7%), chi l’ha lasciata (11,4%) e chi, infine, non vi ha mai abitato (3,6%). A tutti è stata posta la domanda «Che cosa ti convincerebbe a restare/tornare/venire a Trieste?». Delle dieci opzioni disponibili, la più gettonata è stata quella che auspica un miglioramento delle possibilità lavorative: l’hanno scelta 6 persone su 10, ovvero il 64,2%. Il 46% vorrebbe maggiori opportunità culturali e di svago, mentre il 32,5% spera in una migliore classe politica. In maniera speculare, «il lavoro» è la risposta più frequente pure alla domanda: «Che cosa ti convincerebbe ad andartene da/non venire a Trieste?». Il 52,2% dei rispondenti si sente infatti minacciato dalla scarsezza di prospettive professionali. Il 34,8% teme il deterioramento del sistema del welfare. Seguono preoccupazioni per l’indebolimento del tessuto produttivo e dei servizi, per la classe politica e per la sicurezza. Chi ha l’onere di attivarsi per migliorare la situazione? Per più dell’80% degli intervistati, il compito spetta alle istituzioni locali.

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LE PROSPETTIVE

Analizzando il profilo di chi da Trieste se n’è andato, emerge che il motivo principale è lo studio (44,1%) seguito, ancora una volta, dal lavoro (33,8%). Non tutti gli emigrati sono contenti della propria condizione. Il 25% vorrebbe tornare in città e addirittura il 64,7% di loro - più di uno su tre - sarebbe disposto a fare ritorno, qualora lo scenario cittadino evolvesse in maniera favorevole. Su che cosa scommettere, dunque, per il futuro? Alla domanda hanno risposto tutti, non solo gli “espatriati”, e non vi sono dubbi: si deve puntare su porto e logistica (65,3% degli intervistati), turismo (58,1%), ricerca e sviluppo (54,1%). A ciò si aggiunge una forte esigenza di implementare gli spazi: verdi (41,4%) ma anche giovanili (31,7%) e pubblici (27,1%). Il 28,3% auspica inoltre più infrastrutture per la mobilità sostenibile. Infine i rapporti di “vicinato”. Per 6 persone su 10 Trieste deve guardare all’area germanica; per il 56,4% verso est e i Balcani; per il 40,4% al bacino Mediterraneo. —




 

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