Cuffie d’Oro: Trieste capitale della radio
TRIESTE. Volti noti e voci affermate, tutti assieme a celebrare l'“immortalità” della radio nazionale. Succede a Trieste, da un paio d'anni alle prese con Cuffie d'Oro, progetto ideato da Charlie Gnocchi e Fabio Carini, sorta di vetrina/festival della radiofonia italiana, una piccola Woodstock, ma più garbata e composta, colorata dai comunicatori più auge del momento. Ieri l'atto finale, tradotto in due momenti: la passerella pomeridiana in piazza Unità da parte di quasi tutti i protagonisti, e la serata dei riflettori, discorsi e premi, andata in scena all'Hotel Savoia Excelsior sotto l'egida organizzativa della sigla 42K. Ci sono i nomi da copertina ma il gossip non trova scalo. Il primo dato a favore della manifestazione è questo, evento concepito per illuminare una sfera mediatica amata da molti, studiata da pochi; forse per per lo scarso vigore in chiave di notorietà, l'impatto che la televisione, di valore o no, riesce comunque a produrre. Già, la televisione. Contro il piccolo schermo, a torto a ragione, non si è sparato a salve ieri, vedi il commento di Dj Ringo, nome di battaglia al microfono di Rocco Anaclerio, uno dei personaggi ieri più disponibili e abbracciati, quasi letteralmente, dal pubblico: «Diciamolo pure, in questo momento la televisione è scadente e mai come adesso la radio afferma e ribadisce la sua capacità comunicativa – ha affermato senza mezzi termini – la radio, tra l'altro, ti offre maggiormente la possibilità di interagire, replicare. Qui l'ascoltatore “c'è” – ha aggiunto Dj Ringo – e può arrivare prima e meglio».
Lunga vita alla radio, insomma, al di la di mode, share e tendenze. Il manifesto di Cuffie d'Oro è questo, scritto a chiare lettere ieri anche da Marco Mazzoli, alfiere di Radio 105 con il suo Lo Zoo: «Stiamo parlando del più vecchio dei media ma che non ti fa diventare famoso come la televisione – ha stoccato il vincitore del Premio Radio Social 2013 – la tv ora è inguardabile, non ha idee e si affida al riciclaggio del riciclaggio. Fortunatamente è nata una manifestazione come questa – ha aggiunto – in grado di valorizzare il nostro mondo e i suoi protagonisti. Progetto ancor più bello considerando il fascino di Trieste. Che città ragazzi!».
Cerimonia finale intarsiata da spettacolo, colore, tributi e auspici. Alfonso Signorini, coadiuvato dalla splendida Alena Seredova, si calano nei panni dei conduttori e danno vita a una passerella finale che parla anche molto triestino. Sul palco infatti Andro Merkù si ritaglia la sua debita parte, accetta il ruolo di “incursore” e anima la parte travestito da improbabile valletta svagata. Il repertorio dello showman triestino si fa insomma sentire, e bene, lasciando nella serata un segno e forse un segnale per ribalte nazionali. Canovaccio ricco. Maurizio Costanzo si fa vivo in video/messaggio e sfilano i vincitori, tra cui Sergio Cruciani, Anna Pettinelli, Enrico Mentana, mentre Platinette si cimenta in un tributo canoro per Lelio Luttazzi e Sergio Endrigo. Nella giuria d'onore di “Cuffie d'Oro”, oltre al vice direttore de Il Piccolo, Alberto Bollis, trova posto anche un ulteriore spicchio di triestinità mediatica, con la presenza della giornalista Cristina Bonadei, una che proprio in virtù della suo percorso radiofonico (Rai Radio 2), di premi analoghi ne vinse ben due.
Quale futuro per Cuffie d'Oro? L'avventura, pare, dovrebbe continuare, anzi, arricchirsi, su frequenze non solo italiche: «L'idea è di fare di Trieste una capitale della radiofonia europea – ha svelato Fabio Carini. Uno degli ideatori – dando vita a una tre-giorni più intensa e ricca, coinvolgendo aziende, emittenti straniere, intensificando così il dialogo e i rapporti di questo mondo così amato e seguito. La volontà è questa, un progetto che vedrà quindi Trieste in prima fila e sempre più attiva».
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