Cuffie d’oro, parlano i protagonisti del premio radiofonico
«Conosco bene Cuffie d’Oro, lo scorso anno figuravo tra i candidati e quest’anno sono tra i premiati. Sono molto contento del riconoscimento e lo dico sinceramente, soprattutto perché a decidere c’è una giuria composta da persone che fanno questo mestiere e che quindi vivono da vicino quello che vivo io, speranze, delusioni, fatiche, nell’impegno quotidiano alla radio, alla tv o sul web».
Andrea Pamparana (Tg5-Rtl 102.5) commenta così le Cuffie Non Solo Radio (Premio First The Real Estate), che riceverà sabato durante i Radio Awards, in programma alle 21 al Savoia Excelsior Palace di Trieste, presentati da Alfonso Signorini, Charlie Gnocchi e Alena Seredova.
Un rapporto speciale quello che lega Pamparana alla radio, sua prima compagna all’inizio dell’avventura giornalistica. «Ho cominciato la mia carriera proprio in radio, a Radio2, a Milano, la mia prima esperienza nel settore. Il valore aggiunto del mezzo è il rapporto diretto con la gente. L'Indignato Speciale lo dimostra chiaramente, un confronto rapido con il pubblico, un commento ragionato sui vari fatti quotidiani, una sorta di chiacchierata tra amici, dove il nostro compito in realtà è quello di mediare. La televisione è diversa, il sistema è differente, anche se L’Indignato Speciale comunque è molto seguito anche nella versione tv. Credo che in ogni mio lavoro, alla radio, in televisione, negli articoli che scrivo per varie testate, è fondamentale parlare veramente alle persone, raccontare in modo immediato i fatti e penso che il segreto del consenso che raccolgo stia proprio in questo atteggiamento: la volontà di non mettermi al di sopra di chi ascolta, di essere sempre chiaro e diretto, come per dire "Sono uno di voi, parliamone"».
Pamparana sottolinea anche il piacere di ricevere le Cuffie nel capoluogo giuliano. «Sono stato a Trieste per lavoro e conosco la città attraverso le letture e alcuni amici. Credo sia un centro importante per l’Italia, punto cardine della cultura mitteleuropea alla quale io, da milanese, ho sempre guardato, riconoscendomi. È una terra ricca di tradizioni, troppo spesso abbandonata, che vorrei scoprire da vicino».
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