“Cubo” della Nasa: l’oggetto misterioso nelle reti calate al largo di Meleda
MELEDA Quando hanno cominciato a recuperare le reti, tra le isole di Meleda e Sant'Andrea (arcipelago raguseo delle Elafiti, Dalmazia meridionale), i membri dell'equipaggio del peschereccio croato Marian II hanno pensato al colpo grosso, quello capace di garantirti l'ammontare della paga mensile. Tirato su il carico da una profondità di 140 metri, sono rimasti sbalorditi: invece dell’agognato pesce, eco uno scatolone di colore arancione, agganciato da catene a una boa. I pescatori hanno subito chiamato la polizia e la Capitaneria portuale di Ragusa (Dubrovnik). La risposta della Port Authority è stata immediata: si trattava di un attrezzo di diametro 130 centimetri e di un centinaio di chili di peso, finito in fondo al mare dalla nave militare oceanografica statunitense Bruce C. Heezen, nelle settimane scorse sottoposta a lavori di manutenzione e revisione al cantiere di riparazioni navali Viktor Lenac, nelle immediate vicinanze di Fiume.
Il comproprietario del peschereccio Marian II, Darko Kunac Bigava, pescatore di Podgora, nella Riviera di Macarsca, ha confermato che a chiamarlo è stato un ufficiale croato imbarcato sull'unità Usa, il quale ha chiesto che il pesante dispositivo fosse restituito alle autorità americane. Cosa che è avvenuta, non prima che il pescatore si vedesse versati i 2.700 euro richiesti per i danni provocati alle sue reti.
Il portale specializzato croato Morski.hr ha fatto sapere di essere in possesso di un documento il quale comproverebbe che la scatola arancione è giunta in Croazia lo scorso novembre, proveniente dalla Stennis Space Center, ovvero dalla Nasa. «Gli statunitensi sanno che l’oggetto è stato recuperato tra Meleda e Sant’Andrea – scrive il portale – ma hanno detto di non poter commentare l’operazione sui mass media. Il proprietario del dispositivo è il Maritim tactical control. Sembra trattarsi di uno strumento oceanografico, in grado di misurare le correnti marine, la temperatura del mare e la sua salinità. Potrebbe inoltre essere utilizzato per le comunicazioni sottomarine».
Una vicenda parecchio imperscrutabile, che ha coinvolto l’equipaggio di un peschereccio con reti a strascico, gente che da lunghi anni cala le reti in questo braccio di mare. «Mi chiedo cosa debbano controllare gli americani nel nostro Adriatico – ha detto Bigava – anche noi abbiamo battelli dell’Istituto idrografico croato, in grado di monitorare e analizzare le acque». Bigava ha aggiunto comunque di poter ritenere «che lo strumento è finito in mare pochi giorni fa in quanto, non avendo alcun pezzo di acciaio inossidabile, non risultava minimamente intaccato dalla ruggine dovuta alla permanenza in mare».
Per ora nulla è filtrato dall’ambasciata statunitense a Zagabria. Non così invece dal ministero croato della Difesa, il quale ha confermato ufficialmente che, in base alle leggi vigenti, questo dicastero ha dato l’autorizzazione al ministero del Mare e Trasporti per l’attuazione di attività riguardanti la valutazione degli strumenti e delle attrezzature della nave Bruce C. Heezen, specializzata in ricerche marine. Anche se a bordo c’era un ufficiale della Marina croata. Il giallo ci sta tutto. —
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