Cronoprogramma sul tram di Opicina: ripartenza a febbraio 2020
TRIESTE Febbraio 2020 è la scadenza che il Comune si è prefissato per la ripartenza del tram di Opicina. Manca soltanto l’ultimo via libera dal Ministero perché partano i lavori necessari a mettere in moto le carrozze biancoblu. A stabilire la data finale è il cronoprogramma del Comune, che fissa l’inizio del procedimento al gennaio di quest’anno: in tutto, quindi, ci vorranno 14 mesi. Una clessidra bella piena, ma che avrebbe potuto esser rovesciata ben prima, ed è rimasta invece ferma, bloccata dai bisticci fra il Comune e l’ufficio ministeriale dell’Ustif. Alla fine del mese scorso il dirigente dei Lavori pubblici del Comune, Enrico Conte, si è fatto stilare dagli uffici un elenco di passaggi necessari a completare la rinascita della linea. Al primo posto c’è la voce «nulla osta definitivo dal Ministero e dall’Ustif», all’ultimo posto c’è il «progetto di valorizzazione turistica», da realizzare una volta riavviato il tram. Per capire cosa succederà nel mezzo, rivolgiamoci al cronoprogramma.
Il Cronoprogramma
Nel gennaio scorso il responsabile del procedimento, l’ingegner Enrico Cortese, ha realizzato un “Cronoprogramma degli interventi necessari alla riapertura della linea tramviaria”. Un documento che per diversi mesi non è uscito dalle mura del Comune, anche perché sulle date di ripartenza l’amministrazione ha ondeggiato più volte: alcuni ricorderanno la «primavera 2019» annunciata dal sindaco Roberto Dipiazza, seguita poi da un autunno dello stesso anno. La scadenza del cronoprogramma è invece fissata al febbraio 2020, ed è quella che tuttora gli uffici del Comune considerano valida.
I lavori
A che punto siamo? Spiega l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi: «Abbiamo già fatto la gara per l’acquisto e la fornitura delle traversine. Ora attendiamo il via libera del Ministero per bandire la gara e avviare i lavori». In caso di via libera, la posa di rotaie e traversine (per un costo complessivo di circa 400 mila euro) dovrebbe avvenire nel corso dell’estate. Le restanti sezioni di cantiere più corpose sono la “posa armamento e realizzazione marciapiedi”, per un totale da circa 650 mila euro, e l’esecuzione dei lavori per la messa a terra della linea di alimentazione elettrica (altri 300 mila euro). L’importo complessivo (comprese spese minori di progettazione) è di circa un milione 400 mila euro. La fine dei lavori è prevista per il dicembre di quest’anno, mentre i primi due mesi del 2020 sono destinati al collaudo.
Le ragioni del ritardo
Come mai questi 14 mesi non sono partiti prima? Va detto che si tratta di una procedura complessa, che lo stesso dirigente Conte definisce «farraginosa». Tanti passaggi, tanti via libera da ottenere dal Ministero, non sempre prodigo. Bisogna anche aggiungere che di solito ai Comuni non tocca metter mano a infrastrutture ferroviarie, un’altra delle stranezze che il tram porta in dote alla città. Sia fonti sindacali che istituzionali, però, individuano una causa dei ritardi nei contrasti con l’Ustif, che ha imposto una revisione complessiva della linea dopo l’incidente del 2016. Se da un lato l’ufficio ministeriale con sede a Venezia non ha facilitato le cose al Comune fin dal principio, dall’altro tutti concordano sul fatto che il sindaco Dipiazza ha preso di punta l’ente, tanto che la diatriba è approdata in tribunale, dopo che un dirigente dell’ufficio ha denunciato il primo cittadino. Una vicenda inconsueta che ormai si muove su binari paralleli a quelli dei lavori per la ripartenza del tram. Ma che secondo diverse fonti coinvolte ha pesato sul procedimento.
Il rilancio turistico
Sia come sia, c’è un futuro per il tram di Opicina. Se tutto andrà liscio, all’inizio dell’anno prossimo le vetture torneranno a scalare il colle di Scorcola. Commenta Conte: «A quel punto inizierà la parte più interessante del lavoro, ovvero la valorizzazione turistica della linea. A Milano sui tram ci fanno perfino le cene...»». —
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