Crollo di chiamate ai taxi a Trieste, mezzi fermi e vuoti in coda nei parcheggi riservati
TRIESTE. Crollo del 60% delle corse e perplessità sulla sicurezza. L’emergenza coronavirus ha messo in ginocchio i tassisti anche di Trieste. Basta dare uno sguardo alle code di mezzi fermi e vuoti nelle aree di sosta dedicate. Alla centrale dello 040-307730, quella della cooperativa Radio Taxi Trieste, al mattino arrivano ancora alcune chiamate: anziani che rientrano a casa con la spesa, qualche corsa a Cattinara, un passaggio fino dai figli, brevi spostamenti.
Al pomeriggio gli squilli al centralino sono rari, fino ad esaurirsi nella ore serali quando, ormai, scatta una sorta di “coprifuoco”. Nelle ultime 48 ore alcuni croati e sloveni che lavorano a Trieste, alla notizia della chiusura dei confini, si sono fatti portare verso i valichi. Per il resto i taxi restano a motore spento. «Fino alla scorsa settimana registravamo una riduzione del lavoro pari al 30% – valuta Davide Secoli, presidente di Radio Taxi Trieste –, da lunedì scorso, dalla firma sul nuovo decreto del Governo che ha imposto misure più restrittive, il crollo delle chiamate è stato vertiginoso».
La clientela dei tassisti a Trieste è formata indicativamente da quattro tipologie di soggetti: gli anziani, le grandi aziende convenzionate che adottano il servizio taxi per gli spostamenti di dirigenza e clienti, i turisti, e quanti escono la sera a cena o per andare a divertirsi. Con le aziende che hanno rallentato la loro attività riducendo al minimo gli spostamenti per lavoro, le corse verso o dall’aeroporto ormai ridotte al lumicino, la movida cancellata dalla chiusura dei pubblici esercizi alle 18, i turisti spariti e gli anziani invitati a stare a casa, lo zoccolo duro dell’attività è venuto meno.
«Molti colleghi, vista la situazione – spiega Secoli –, si sono già sospesi dal servizio. Se si dovesse andare verso una chiusura totale delle attività, come auspichiamo per tentare di ottenere una soluzione radicale del problema sanitario in corso, noi che siamo un servizio pubblico dovremmo continuare a restare operativi. A quel punto – rileva –, servirà un provvedimento: o il Comune che gestisce le nostre licenze indica una riduzione delle macchine in servizio, oppure ci imporremo noi un’autoriduzione a seconda dei turni, garantendo comunque un servizio minimo».
C’è poi la questione legata alla sicurezza sanitaria dei tassisti e dei loro passeggeri. La distanza tra chi è alla guida e il cliente è minima. «Facciamo sempre sedere il passeggero sul sedile posteriore a destra, in modo da definire una certa distanza – spiega Secoli –, e abbiamo comunque adottato un sistema di sanificazione dell’automobile con dei prodotti disinfettati con i quali puliamo l’intera portiera con particolare attenzione alle maniglie interna e esterna, alla cintura di sicurezza e al sedile dopo ogni corsa».
I 250 tassisti di Trieste operano in gran parte con partita Iva: «Siamo senza paracadute – evidenzia Secoli –, i sindacati di categoria si stanno muovendo per ottenere degli aiuti, altrimenti per noi non esisteranno misure di sostegno». Il presidente di Radio Taxi si dice «molto preoccupato per il futuro, per i risvolti economici che questa emergenza sanitaria determinerà in una città che stava funzionando. Negli ultimi anni, soprattutto grazie al turismo e allo sviluppo portuale – valuta –, avevamo raggiunto un tesoro che abbiamo visto sbriciolarsi in meno di due settimane».
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