Crollo del terziario, 7% di aziende chiuse

Il saldo negativo tra attività avviate e dismesse raggiunge quota 1.220. Paoletti: «Il dato peggiorerà con l’arrivo dell’Imu»
Di Elisa Coloni

TRIESTE. Crisi nera per il terziario in Friuli Venezia Giulia: nel 2011 le campane a morto sono suonate per 3.790 imprese, il 6,4% del totale. Tante sono infatti le aziende operanti nel settore dei servizi che hanno chiuso le serrande, schiacciate da una crisi senza precedenti. Un dato altissimo che, incrociato con il basso numero di nuove realtà aziendali venute alla luce, genera un saldo fortemente negativo: -1.220. E' questa, per il 2011, la differenza tra imprese chiuse e avviate, che dà l'idea della bufera che si è abbattuta sul comparto, messo in ginocchio dai rubinetti sempre più stretti delle banche, dal generalizzato aumento dei prezzi operati dai fornitori e da una clientela che paga poco e in ritardo. Insomma, il terziario, che in regione è il comparto che registra la percentuale maggiore di imprese registrate (54,3%) è anche quello che ha risentito di più delle turbolenze economiche nell’ultimo anno. Il tonfo più pesante, quello del commercio: su 24.814 imprese ne sono "morte" 1.675, ovvero quasi sette su cento. E anche le prime stime sull'andamento del 2012, seppure in lievissimo miglioramento, si portano dietro il segno meno.

Il terziario in Fvg Se le imprese registrate complessivamente in Fvg nel 2011 sono 109.658, il terziario fa la parte del leone con 59.515 aziende (54,3%), mentre agricoltura, silvicoltura e pesca non superano le 17.609 realtà (16%) e l'industria resta a quota 29.784 (27,1%). I dati sono contenuti nell’Osservatorio permanente per il monitoraggio del terziario in Fvg, uno strumento realizzato dai Cat di Confcommercio di Trieste, Gorizia, Monfalcone, Udine e Pordenone, con il contributo della Regione. L'Osservatorio è stato presentato ieri nella sede della Confcommercio triestina. «Il quadro non potrà che peggiorare - ha spiegato il presidente di Confcommercio Trieste Antonio Paoletti - con l'arrivo dell'Imu e l'aumento del carico fiscale, già esorbitante, cui si aggiunge una continua stretta al credito da parte della banche».

Le chiusure Il capitolo più nero riguarda le cessazioni d'attività. Come si diceva, il terziario sta pagando pegno più degli altri settori. Basti pensare che, delle complessive 6.763 realtà chiuse in Fvg nel 2011, nel 56% dei casi si è trattato di negozi, bar, ristoranti, agenzie immobiliari e di viaggi, ditte di autotrasporto, attività finanziarie, e qualsiasi altra realtà faccia parte del terziario. Su 59.515 aziende operanti nel settore in regione, l'anno scorso il 6,4% (3.790) ha chiuso i battenti. Il saldo (tra aziende nate e chiuse) è molto negativo: -1.220; il dato peggiore in questo caso spetta a Udine, con -493. Anche Trieste registra un valore molto alto: -322. All'interno del terziario sono il commercio, in generale, e il commercio al dettaglio, in particolare, gli ambiti più colpiti dalla crisi. In questo caso la percentuale di imprese chiuse sale a 6,8% (1.675 su 24.814). Analizzando solo i dati relativi al commercio al dettaglio, emerge che a Trieste nel 2011 hanno abbassato definitivamente le serrande 215 negozi sui totali 2.577 (saldo: -105); a Gorizia 122 su 1.506 (-68); a Pordenone 199 su 2.764 (-67) e a Udine 361 su 5.546 (-131).

La fiducia degli imprenditori Fina a qui i dati 2011. Ma per sondare la partenza del 2012 e la fiducia degli imprenditori, Confcommercio ha affidato all'istituto di ricerca Format Reserach un'indagine su un campione di società, illustrata ieri dal responsabile Pierluigi Ascani. Ne emerge che i giudizi sull'attuale situazione economica, seppure in lieve miglioramento, rimangono molto negativi: nel primo trimestre il saldo fatto registrare dalle imprese del terziario Fvg è pari a -32,8 contro il precedente -44,9.

Il rapporto con le banche Il 38,1% delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi della regione ha affermato di essere stata in grado di far fronte al fabbisogno finanziario senza alcun problema, mentre il 57,8% ha affermato di aver avuto difficoltà e il 4,1% di non esserci riuscita affatto. Con riferimento ai rapporti con le banche, la percentuale delle imprese che ha chiesto un credito è stata del 16,7%, a fronte del 22,8% degli ultimi tre mesi del 2011. Il 46% ha ottenuto il credito, il 12,2% lo ha conseguito ma per un ammontare inferiore rispetto al preventivato, il 18,9% si è visto chiudere le porte in faccia. Il dato è sostanzialmente negativo, perché le imprese che chiedono credito sono quelle che investono: poche, appunto.

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