Crolla il tetto, panico all’Acquamarina a Trieste: nessuna vittima, ma è giallo sulle cause

La piscina era stata chiusa solo 48 ore prima per lavori di manutenzione. Complesso sotto sequestro. Aperta un’inchiesta

TRIESTE. Un boato, poi un altro. E un altro ancora. Sono le tre del pomeriggio di ieri, luned' 29 luglio, quando dalla piscina “Acquamarina” di Molo Fratelli Bandiera, sulle Rive, partono le prime chiamate di soccorso. Le informazioni sono sommarie e confuse. Riferiscono di uno scoppio. Di un tetto crollato. Di macerie. Si teme il peggio.

Dalla centrale operativa di Palmanova, che coordina gli interventi per tutto il Friuli Venezia Giulia, scatta il livello di massima emergenza. Vengo dirottate sul posto tutte le ambulanze disponibili in zona, un elicottero del 118 e tre squadre dei Vigili del fuoco. Ci vorrà ancora qualche minuto per sapere che non ci sono vittime né feriti. Un miracolo, indubbiamente.



Ma poteva essere davvero una strage: è collassato l’intero soffitto della piscina. «Ho sentito come uno scoppio – racconta un operaio straniero di un cantiere accanto – poi si è alzata la polvere. Sono andato a vedere e mi sono reso conto del disastro. Pazzesco».

Tonnellate di detriti riversate sulla vasca sottostante: 500 metri quadrati di cemento, secondo le stime, oltre alla cupola centrale di vetro e metallo. Giù tutto come pasta frolla. Ed è un puro caso, anzi un miracolo, che il crollo si sia verificato proprio in un giorno di stop. L’Acquamarina è chiusa al pubblico da sabato per i lavori di manutenzione, peraltro del tetto.



Ma la struttura, a quell’ora del pomeriggio, in realtà non è completamente vuota. Alle tre, nei pressi della piscina, ci sono due operai (altre fonti dicono tre) della ditta veneta incaricata alla manutenzione, la Zara metalmeccanica srl: gli addetti hanno il tempo di accorgersi del tetto che inizia a piegarsi su se stesso e di fuggire.

Così la ragazza del bar interno. Pure lei vede la scena. Sente il primo dei tre boati e si precipita fuori. Anche i fisioterapisti e alcuni pazienti che si trovano in un’ala accanto alla piscina scappano all’esterno. I primi rilievi dei Vigili del fuoco sembrano comunque escludere un collegamento tra l’incidente e i lavori programmati. Poteva dunque succedere in qualsiasi altra giornata con la vasca piena di persone.



Da quanto risulta i primi a raggiungere la struttura sono i finanzieri che hanno la caserma a pochi metri di distanza. Poi arrivano le ambulanze, i Carabinieri, la Polizia. Ciò che si presenta agli occhi dei soccorritori è uno scenario da terremoto. Cemento, vetro. Macerie dappertutto. Un disastro. Una tragedia sfiorata.

«Fortunatamente al momento del crollo all’interno non c’era nessuno. Se ci fossero state persone, sarebbero tutte morte», ha dichiarato il comandante dei Vigili del fuoco di Trieste, Mauro Luongo. «Un crollo strano», che ha provocato «solo danni materiali», ha precisato ancora Luongo, per una struttura «relativamente giovane». In effetti risale al 2000.

Sul posto c’è mezza giunta comunale. E, soprattutto, il pm Pietro Montrone. Il magistrato, che ha posto sotto sequestro l’intero edificio, aprirà un fascicolo d’inchiesta per appurare le cause dell’incidente.

Già, le cause. Troppo presto per azzardare analisi o abbozzare responsabilità. Come detto, dalle primissime indicazioni appare escluso un collegamento diretto tra i lavori di manutenzione in corso e il crollo. Anche perché, stando a quanto è stato possibile apprendere, in questo primo giorno di lavori gli operai della ditta veneta si sarebbero limitati a montare le impalcature e a smontare qualche bullone del tetto. Troppo poco per determinare una collasso totale.

La tesi più accreditata, in queste ore, è quella del cedimento strutturale a livello dell’armatura metallica, forse corrosa, su uno dei quattro lati del solaio. Non si esclude neppure un possibile problema di “ammorsamento” dei ferri nel cemento, tale da compromettere la tenuta complessiva. Certo è che un cedimento del genere, proprio nel giorno dei lavori, è di una coincidenza sorprendente. Ma ci sono stati altri interventi, in queste ore, che possono in qualche modo aver intaccato la stabilità? E in questi mesi non c’è stato alcun segnale di pericolo?

Tutte le ipotesi sono aperte: materia di indagine. Gli scricchiolii dell’edificio, ieri, si sentivamo anche dopo il crollo e il transennamento dell’area. La zona è stata messa in sicurezza, ma la struttura non è ancora stabile. Così un traliccio bianco che sovrasta l’Acquamarina, che pende sul caseggiato accanto che ospita il circolo nautico della Società triestina sport del mare.


 

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