Crocifisso tolto dal prof gay. La scuola: «Non lo rifaccia»
La dirigenza del liceo Carducci-Dante lo ha diffidato per iscritto. Lui per iscritto ha replicato. E intanto in 31 fra docenti e personale tecnico-amministrativo del liceo hanno sottoscritto «solidarietà personale e stima professionale» per il collega, al centro di «attacchi violenti e calunniosi». Se dunque Davide Zotti si attendeva «conseguenze», eccole. Il docente la scorsa settimana aveva rimosso il crocefisso dall’aula in cui stava per fare lezione: «Come docente e omosessuale non posso più accettare di svolgere il mio lavoro in un luogo segnato dal simbolo principale della Chiesa cattolica, che continua a calpestare la mia dignità di persona omosessuale». Poche ore prima il cardinale Camillo Ruini aveva parlato di una Chiesa che «continua a ritenere l'omosessualità non conforme alla realtà del nostro essere».
Il mondo politico, dal Pd a Fratelli d’Italia passando per Fi e Lega, si è schierato contro quel gesto (solidarietà è arrivata da Sel), mentre il prefetto Francesca Adelaide Garufi ha sottolineato il consolidato orientamento giuridico secondo cui il crocefisso, simbolo di cultura cristiana e non di confessione religiosa, non lede il principio della libertà di religione. La dirigenza del liceo ha intanto diffidato Zotti dal ripetere quel gesto, dicendosi in attesa di chiarimenti. Ma lui ha scritto alla dirigente scolastica Olivia Quasimodo una «rimostranza». Ritiene «diritto inviolabile esercitare» l’insegnamento senza simboli religiosi la cui esposizione nelle aule delle scuole secondarie «non è prevista o consentita da alcuna norma né legislativa né regolamentare». Ma poi, insiste Zotti, il crocefisso è proprio di una confessione religiosa che in documenti ufficiali e parole «non rispetta la dignità delle persone omosessuali»: delegittimata dunque la persona, delegittimato anche «il suo ruolo di insegnante».
E mentre il docente si riserva azioni legali, 31 colleghi si schierano con lui, additando attacchi «da esponenti politici che ignorano o misconoscono il senso di questo gesto e la coerenza con l’impegno professionale del docente Zotti». Il crocefisso tolto? «Segno di legittima e personale esasperazione, ma anche lucida e mite scelta di protesta operata, senza pregiudizio alla sensibilità degli alunni, da chi si batte da anni per il riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone Lgbt, una battaglia culturale di democrazia e di civiltà ancora in corso nel nostro Paese e per la quale tanti omosessuali hanno pagato in prima persona assumendosi la responsabilità delle proprie scelte come oggi fa Davide». Non è dunque, «come ha detto chi non conosce Zotti, una trovata estemporanea o un modo per darsi visibilità, ma un gesto coerente con un lungo impegno svolto nella nostra scuola e nell’intera regione. È anche e soprattutto grazie al professor Zotti, per esempio, che il tema del bullismo omofobico è entrato nei programmi di aggiornamento e formazione per i docenti e dirigenti scolastici regionali, con risultati straordinari». Zotti «rischia di pagare pesantemente il suo impegno puriennale, per la gioia di un mondo dell’odio e del razzismo ancora forte e che noi respingiamo e combattiamo consapevolmente come cittadini e come docenti».
I firmatari della lettera sostengono che «il tema della compatibilità della presenza del crocefisso nelle aule con il carattere laico, non confessionale, multiculturale e multietnico della nostra Scuola resta sul tappeto, e merita di essere affrontato senza preconcetti insieme a famiglie e alunni».
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