«Crocifisso tolto, caso da archiviare»

Erano almeno una sessantina le persone che ieri, sotto la pioggia battente, si sono riunite davanti all’Ufficio Scolastico Regionale per manifestare la propria solidarietà a Davide Zotti, l’insegnante di filosofia che per aver rimosso il crocefisso dall’aula in cui insegnava è stato convocato dall’Usr e rischia ora un procedimento disciplinare. C’erano i rappresentanti dei Cobas Scuola, dell’Arcigay, dell’Uaar, dell’associazione studentesca Iris e della Rete degli Studenti Medi, di Jotassassina. Ma c’erano anche colleghi e studenti della scuola dove il docente insegna. «Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza al professor Zotti e per chiedere che il caso venga archiviato - spiega Michele Lotta, rappresentante degli studenti -: abbiamo avviato a tale proposito una raccolta firme, che solo nella sede di via Corsi è stata sottoscritta da 200 ragazzi. Ma proseguiremo con la raccolta anche nelle altre sedi e scuole della città, perché vogliamo ribadire il diritto a una scuola laica».

E anche i colleghi sono scesi in strada per esprimere solidarietà, perché, dicono, il diritto ad esprimere le proprie opinioni dovrebbe essere garantito. «In questo caso nessuno ha criticato l’amministrazione – dice anche Daniela Antoni, dei Cobas Scuola - e quello della libera manifestazione del pensiero è un diritto sancito dalla Costituzione. A favore della rimozione del crocefisso, in questo caso da un’aula di tribunale, si è già espressa la Corte di Appello dell'Aquila nel 2012. E d’altra parte anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ritenuto che a proposito di questioni religiose sia meglio non entrare nel merito delle legislazioni nazionali. Il bello è che in Italia non c’è nemmeno una legge in proposito, come ha ricordato la stessa Corte Costituzionale».
Continua Antoni: «Scalda il cuore vedere che docenti e ragazzi hanno raccolto firme a sostegno di Zotti: fa capire come il tema della laicità della scuola sia davvero molto sentito. Il gesto di Davide – ribadisce anche Daniel Saiani, presidente dell’Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia – è il simbolo di una lotta che ha come obiettivo quella laicità che è parte integrante dei nostri valori associativi».
«E’ incredibile che nel 2014 ci si trovi ancora in questa situazione”, rincara la dose Flavio Romani, presidente dell’Arcigay nazionale.
«Oggi era importantissimo esserci – dice Antonio Parisi, di Jotassassina -: sono convinto che il gesto di Davide sia il risultato di una lunga riflessione, e non un modo per fare polemica».
«Invece di guardare ai crocefissi sarebbe il caso di guardare alle nostre scuole, che hanno i muri che crollano», dicono dalla Rete degli Studenti Medi. E alla fine, dopo un’ora buona di colloquio, dalla porta dell’Usr esce Davide Zotti, accolto da abbracci e applausi. «Senza entrare nel merito del procedimento – dichiara - ho ribadito le ragioni del mio gesto: credo che la scuola debba essere un luogo neutrale, in cui i simboli religiosi non debbano essere presenti. Il crocefisso incide sulla dignità delle persone, perché il catechismo della chiesa cattolica lede la dignità degli omosessuali. Ed è giusto che la scuola, per un vero confronto educativo, parli anche di questi temi». Zotti e il suo legale hanno chiesto l’archiviazione del caso: «Si tratta di una triste pagina per la scuola – dice il docente -, perché la laicità è il valore di ogni democrazia liberale».
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