Croazia, Vukovar cancella l'obbligo dei cartelli in cirillico
TRIESTE Il Consiglio municipale di Vukovar, città-martire della Croazia durante la guerra d'indipendenza contro i serbi nei primi anni Novanta, ha approvato un nuovo statuto che di fatto cancella l'obbligo del bilinguismo all'interno della sua zona amministrativa, impedendo l'uso negli edifici pubblici dell'alfabeto cirillico utilizzato dalla minoranza serba, che rappresenta circa il 35% della popolazione totale nell'area.
Vari esponenti dell'opposizione in Consiglio comunale, in testa quelli che fanno capo al Partito socialdemocratico del premier croato, Zoran Milanovic, si sono espressi contro il provvedimento. Il ministero degli Esteri serbo ha da parte sua protestato ufficialmente contro la decisione, parlando di una mossa che «vìola i diritti umani dei serbi» che vivono a Vukovar e richiedendo a Zagabria una risposta urgente sulla questione.
Il sindaco di Vukovar, Ivan Penava, del partito di centrodestra Hdz, ha sostenuto invece che i cambiamenti allo statuto garantiscono comunque «la massima protezione dei diritti della minoranza serba» in città, «tenuto conto delle circostanze» storiche che contraddistinguono Vukovar.
La città sul Danubio, venne praticamente rasa al suolo dalle forze di Belgrado nell'autunno del 1991 dopo tre mesi di assedio e ha sperimentato alcuni fra i più sanguinosi eccidi di civili croati perpetrati dalle milizie serbe durante il conflitto seguito al dissolvimento della Jugoslavia. Per questo, in Croazia viene considerata una città martire.
Lo scorso anno, tensione e incidenti sono stati registrati a Vukovar sempre a causa delle tabelle bilingui in alfabeto latinico e in cirillico, imposte dalla legge nelle aree dove viva una minoranza superiore al 33% della popolazione e fortemente criticate dalle frange più nazionalistiche nel Paese.
Riproduzione riservata © Il Piccolo