Croazia, sciolto il Parlamento: parte la campagna elettorale

Il governo decide di anticipare la scadenza autunnale, il voto dopo metà giugno. Sondaggi: l’Hdz di Plenković in vantaggio, ma di soli 2 punti, sui socialdemocratici
Croazia, il Presidente Zoran Milanović (a sinistra) e il premier Andrej Plenković foto da tportal.hr
Croazia, il Presidente Zoran Milanović (a sinistra) e il premier Andrej Plenković foto da tportal.hr

ZAGABRIA. Inizia oggi, con lo scioglimento del Parlamento, la breve campagna elettorale che porterà la Croazia alle urne questa estate, a cavallo tra giugno e luglio. La data definitiva del voto sarà decisa nei prossimi giorni dal Presidente della Repubblica Zoran Milanović, ma si tratterà necessariamente di una domenica da individuare tra le ultime due di giugno e le prime due di luglio (la legge prevede che si debba infatti votare tra i 30 e i 60 giorni dopo lo scioglimento del Sabor).

Rispetto al normale decorso della legislatura, che avrebbe dovuto concludersi in autunno, si tratta quindi di un voto leggermente anticipato: e questo su volontà dell’esecutivo. La Croazia si troverà dunque chiamata alle urne in un contesto molto particolare, tra il contenimento della pandemia e le prime avvisaglie della crisi economica, visto che ci si aspetta quest’anno un tonfo del Pil di quasi il 10%.

Il contesto fin qui delineato è all’origine delle prime schermaglie che hanno visto l’opposizione accusare il governo di centrodestra guidato da Andrej Plenković di avere anteposto i propri interessi elettorali alla sicurezza dei cittadini. «L’Hdz fa tutto ad hoc», ha denunciato il deputato socialdemocratico Peda Grbin, accusando Plenković di aver annunciato in fretta e furia lo scioglimento del Parlamento per avvantaggiare il proprio partito, l’Hdz.

Dello stesso avviso Tomislav Tomašević, consigliere comunale a Zagabria tra le fila dell’opposizione. «È un livello di irresponsabilità politica mai vista da parte di un premier. Zagabria è ancora piena di macerie» - ha detto con riferimento che ha colpito la capitale croata il 22 marzo scorso - e invece che fare una legge per la ricostruzione, legge che aspettiamo da due mesi, si privilegiano gli interessi di partito».

Lo scioglimento del Parlamento congela infatti la situazione attuale, sia dal punto di vista politico che da quello legislativo, e rimanda a settembre ogni nuova legge. Dal canto suo, il primo ministro rispedisce al mittente ogni accusa: «L’obiettivo è che la Croazia abbia quanto prima un esecutivo funzionante» ed «è normale prassi che sia il governo a decidere il tempo delle elezioni».

A poche settimane dal voto qual è dunque la situazione nel panorama politico croato? Il governo Plenković ha attraversato molti scandali e ha perduto molti pezzi negli ultimi quattro anni (da ultimo, il ministro della Difesa Damir Krsticević ha dato le dimissioni una settimana fa, dopo che due militari sono rimasti uccisi in un incidente). Tuttavia, nelle ultime settimane la popolarità dell’esecutivo è tornata a salire, trainata da quella che viene considerata una buona gestione della crisi sanitaria.

E l’opposizione accusa il governo di voler capitalizzare al più presto questo risultato. L’ultimo sondaggio pubblicato dalla televisione privata Rtl e realizzato dall’agenzia Promocija plus ha infatti rivelato che l’Hdz viaggia oggi a quota 30,2%, seguito a ruota dall’Sdp al 27,8% (attorno a cui si riunisce la coalizione “Restart”). Il “movimento per la patria” di Miroslav Skoro, punto di riferimento dell’estrema destra, otterrebbe oggi il 10,1% dei voti, seguito dal fronte Most (cattolico, conservatore) al 4%, con il quale potrebbe allearsi. Sotto la soglia di sbarramento si trovano il Partito Contadino Croato (HSS) al 2,7% e tutti gli altri partiti. Da notare - sempre nei sondaggi - la débâcle di Živi žid, il movimento antisistema vicino ai 5 Stelle, fermo all’1%.

L’Hdz è in vantaggio dunque, ma non di molto. Così negli ultimi giorni si è parlato molto di una possibile “grande coalizione”, da realizzarsi all’indomani del voto tra Hdz e Sdp, il partito socialdemocratico cui appartiene peraltro Milanović. Tutti gli interessati, a destra come a sinistra, hanno negato categoricamente l’ipotesi di un’alleanza, con il presidente del Parlamento, Gordan Jandroković (Hdz), che ha assicurato, riferendosi ai socialdemocratici, che «nemmeno il Covid–19 ci può unire».

Ma la verità è che la rottura consumatasi nei mesi scorsi tra l’Hdz e l’estrema destra (in passato sia Most che gli attuali seguaci di Skoro facevano parte della coalizione pro-Hdz) potrebbe ora obbligare Plenković a cercare delle alleanze post-elettorali. Quel che è certo è che, stando alle previsioni degli economisti, il prossimo governo croato dovrà comunque fronteggiare una crisi economica senza precedenti. 


 

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