Croazia, Schengen resta lontana anche dopo il sì della Commissione

La decisione finale è politica e spetta al Consiglio europeo Presidenze di turno Ue, il calendario rema contro Zagabria
A street sign marks the beginning of the village of Schengen, Luxembourg January 27, 2016. The Schengen Agreement with the goal to eliminate internal border controls was signed on June 14, 1985 in the small village at the river Moselle and the tripoint of France, Germany and Luxembourg between the five countries of Belgium, France, Germany, Luxembourg and the Netherlands. European Union interior ministers are to discuss extending temporary border controls in the passport-free Schengen zone to control migration flows, as well as identity document fraud following France's request to improve the detection of fake Syrian passports used by people trying to get into Europe. REUTERS/Wolfgang Rattay
A street sign marks the beginning of the village of Schengen, Luxembourg January 27, 2016. The Schengen Agreement with the goal to eliminate internal border controls was signed on June 14, 1985 in the small village at the river Moselle and the tripoint of France, Germany and Luxembourg between the five countries of Belgium, France, Germany, Luxembourg and the Netherlands. European Union interior ministers are to discuss extending temporary border controls in the passport-free Schengen zone to control migration flows, as well as identity document fraud following France's request to improve the detection of fake Syrian passports used by people trying to get into Europe. REUTERS/Wolfgang Rattay

ZAGABRIA. Nonostante la puntata del premier Andrej Plenković a Bruxelles e il suo incontro (positivo) con il presidente uscente della commissione europea Jean Claude Juncker, la realpolitik riporta la Croazia con i piedi per terra relativamente al suo ingresso nell’Area Schengen. Esaminata a freddo la situazione, si vede con chiarezza che il percorso di Zagabria verso la regione senza confini sarà ancora lungo, nonostante il grosso lavoro di lobbying svolto dal governo soprattutto grazie agli agganci politici del primo ministro con i big del Partito popoare europeo (Ppe).

Anche se il prossimo 16 ottobre la Commissione Ue dovesse sancire che la Croazia rispetta tutti i requisiti tecnici per l’ingresso nell’Area Schengen, la decisione definitiva spetterà al Consiglio europeo dove servirà ottenere il cosiddetto “consenso”: ossia, non si considereranno più i parametri tecnici e la scelta sarà unicamente politica. E serve l’unanimità. Durante la presidenza di turno della Finlandia, attualmente in corso, non è previsto che al suo ultimo Consiglio europeo l’ingresso della Croazia nell’Area Schengen sia all’ordine del giorno.

Con il 1° gennaio del 2020, dopo la Finlandia sarà proprio la Croazia a presiedere per sei mesi l’Unione europea e quindi non potrà essere assunta nessuna decisione che coinvolga direttamente il Paese che presiede l’Ue. E arriviamo così a giugno 2020, quando il timone dell’Europa passerà nelle mani della Germania che è contraria all’ingresso della Croazia in Schengen: appare del tutto improbabile che il tema venga posto all’ordine del giorno.

E siamo al 1° gennaio 2021, e sarà la volta del Portogallo a sedere sulla poltrona europea più alta ed è molto difficile che Lisbona si immischi in una situazione così complessa dal punto di vista degli equilibri all’interno dell’Ue. Il secondo semestre del 2021 vedrà alla massima ribalta dell’Ue la Slovenia che sicuramente eserciterà ogni pressione possibile sulla Croazia affinché la stessa non abbia accesso a Schengen se, a quell’epoca non sarà ancora risolto il contenzioso sui confini marittimi e terrestri tra i due Paesi ex jugoslavi.

Secondo quanto dichiarato dall’eurodeputato croato Karlo Ressler al quotidiano zagabrese Jutarnji List, Olanda, Germania e Francia sono contrarie all’entrata della Croazia nell’Area Schengen in quanto chiedono che prima di un allargamento si metta mano alla riforma dell’Area stessa, il che richiederebbe tempi molto lunghi e la Croazia rimarrebbe nella sala d’aspetto assieme a Romania e Bulgaria. Le ultime due stanno aspettando già da cinque anni. È praticamente certo, poi, che la Croazia non supererà Sofia e Bucarest in quanto se un ingresso ci sarà questo sarà sotto forma di “pacchetto” costituito per l’appunto da Bulgaria, Romania e Croazia, fatto questo su cui la Germania sembra non voler transigere.

Su tutto ciò c’è da sottolineare che il veto dell’Olanda è argomentato dal fatto che il via libera verrebbe dato solamente se Zagabria avrà risolto tutti i problemi di confine con i Paesi contermini. E attualmente questi problemi sono aperti con la Slovenia, come detto sopra, ma anche con il Montenegro (Paese in via di adesione all’Ue), la Bosnia-Erzegovina e la Serbia (Paese in via di adesione all’Ue).

A fronte di una simile situazione anche il premier croato Plenković al suo rientro a Zagabria dalla missione a Bruxelles ha preso atto delle difficoltà esistenti, ma si è impegnato a lavorare per cancellare tutte le opposizioni ancora in essere da alcuni Paesi europei. Plenković ha anche indirettamente confermato che la Slovenia avrebbe intenzione di bloccare l'adesione della Croazia alla zona Schengen, affermando che però «non potrà farlo all'infinito». «La Croazia è membro dell'Ue e ha a disposizione vari meccanismi e (la Slovenia, ndr.) non ci potrà bloccare all'infinito», ha affermato. E la “guerriglia” è solo all’inizio.


 

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