Croazia, resa degli affittacamere croati: tariffe giù

La presidente dell’Associazione: «Rare le prenotazioni, i turisti preferiscono case singole». Si spera in una ripresa a luglio
Una veduta di Ragusa (Dubrovnik), città regina del turismo in Croazia con cifre salite nel corso degli anni fino poco meno di due milioni di visitatori
Una veduta di Ragusa (Dubrovnik), città regina del turismo in Croazia con cifre salite nel corso degli anni fino poco meno di due milioni di visitatori

FIUME Nel periodo della piena emergenza coronavirus avevano fatto sapere che di ritoccare all’ingiù le tariffe non era nemmeno il caso di parlare. Ma nelle ultime settimane, a causa di prenotazioni sinora rimaste al palo anche per via dell’incertezza in merito alle riaperture dei confini, gli affittacamere croati - principalmente quelli le cui attività sono dislocate lungo la costa - sono stati costretti a fare retromarcia tagliando i prezzi degli affitti per la sistemazione in case, appartamenti e stanze singole: una mossa dettata appunto dall’andamento del booking, che fa riandare con la memoria alle stagioni dal 1991 al 1995, gli anni della guerra croato–serba.

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La situazione attuale è praticamente identica. A confermarlo è Martina Nimac Kalcina, presidente dell’Associazione del turismo familiare attiva nell’ambito della Camera d’Economia croata: «Non sono pochi gli affittacamere che confidano nei vecchi clienti, quelli abituali, che prenotano ogni anno parecchi mesi prima. Ma le prenotazioni nuove, quelle degli ultimi giorni, sono molto rare». Inoltre «abbiamo notato - aggiunge Nimac Kalcina - che i turisti preferiscono affittare case singole da avere tutte per sé», così da evitare quanto più possibile contatti con altre persone: «Appartamenti e stanze non godono in questo momento di grande popolarità».

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Nimac Kalcina fa anche qualche esempio. Lo scorso anno l’esborso medio per un appartamento - secondo le dimensioni e l’ubicazione - nella bassa stagione andava da 40 a 100 euro al giorno, mentre in quella alta si partiva da 60 per arrivare fino a 200 euro; in questo 2020 la tariffa in bassa stagione è compresa tra i 25 e i 40 euro, mentre per i mesi di luglio e agosto si va dai 45 ai 70 euro. Sono solo cifre esemplificative e ci sono molte eccezioni, ma servono per dare un’idea della situazione attuale, peraltro in evoluzione: «Il quadro per le settimane prossime dipende dall’eventuale apertura totale dei confini croati», aggiunge Nimac Kalcina precisando che «le speranze sono legate a luglio e agosto, periodo che potrebbe segnare una certa ripartenza. Il settore dovrà concedere sconti e agevolazioni agli ospiti croati, che possono salvare parzialmente la stagione» in attesa di un ritorno degli stranieri.

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La crisi è palpabile, e il presidente dell’Associazione zaratina degli affittacamere, Daniel Radeta, commenta così: «Gli uomini di punta del turismo croato dovrebbero presentarci una strategia per salvare il settore, invece sono più interessati allo scenario che scaturirà dalle elezioni politiche» previste in Croazia il 5 luglio: «Vogliono conservare le loro poltrone e non badano ad altro». Infine una stoccata al governo Plenković: «Se per gli esperti avremo una contrazione del 70 per cento del numero di presenze rispetto al 2019, allora Zagabria dovrebbe optare per una riduzione del 70 per cento degli oneri parafiscali. Purtroppo oggi l’economia è stata messa in secondo piano dal voto di inizio luglio. È un messaggio molto brutto».

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L’Istria, il Quarnero e la Dalmazia registrano circa 100 mila affittacamere per un totale di 700 mila posti letto, cifra che assorbe più del 50 per cento delle capacità ricettive del Paese. —


 

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