Croazia, premi ai medici impegnati in prima linea
ZAGABRIA I contagi aumentano, la curva epidemiologica in Croazia continua a salire, allora la politica cerca in qualche modo di rassicurare i cittadini su un domani più normale e offre più soldi a chi in prima fila, vedi medici e infermieri, sta sacrificando la propria di vita per salvare quella altrui dal terribile Covid-19. Se i dati non fanno ancora intravvedere una luce infondo al tunnel, sono 4.084 i nuovi contagi su 10.662 tamponi effettuati, vale a dire che il 38,3% dei testati è risultato positivo e 70 sono i morti, ieri l’epidemiologo Krunoslav Čapak ha fatto trapelare che il Quartier generale della Protezione civile nazionale sta predisponendo un documento in cui si pianificano in tre fasi gli allentamenti graduali delle norme anti-Covid 19 in base a precisi parametri scientifici.
La prima fase prevede l'apertura dei ristoranti e l'aumento del numero di persone che si possono radunare assieme dagli attuali 25 a 30. Ma perché ciò avvenga, è necessario che l'incidenza di pazienti in 14 giorni per 100.000 abitanti non superi quota 300 e che il numero di positivi tra tutti i testati in sette giorni non sia superiore al 10%. (Ieri era del 38,3% ndr.). E poi la Croazia ha oggi un'incidenza di ben 1117,1 ogni 100.000 abitanti: dei 30 Paesi europei monitorati dall'Ecdc, solo il Lussemburgo è messo peggio. La situazione più pesante è nella contea di Međimurje con ben 2.201 pazienti ogni 100.000 abitanti in 14 giorni. Simile la situazione nella contea di Varaždin.
La seconda fase prevede l’apertura anche di bar e caffè e l’aumento delle aggregazioni fino a 50 persone. Questo passaggio però necessita che l'incidenza in 14 giorni non sia superiore a 200. La terza fase prevede infine la concessione di più trasporti pubblici e l’aggregazione fino a 100 persone, ma solo quando non ci sono più di 100 contagiati in 14 giorni per 100.000 abitanti, e la quota dei positivi al tampone in una settimana non superi il 5%. Ieri, infine, il premier Andrej Plenković in collegamento Zoom (è a casa perché positivo al Covid-19) con la Città di Varaždin che celebrava ieri la propria festa ha garantito che nella prossima riunione il governo stabilirà dei premi salariali a quanti lottano in prima fila contro l’epidemia. A Zagabria, intanto, sono scattati i controlli da parte degli ispettori della Protezione civile sull’uso corretto delle mascherine all’aperto da parte dei cittadini. Il primo blitz è avvenuto nel mercato ortofrutticolo all’aperto creando non poco caos nella piazza affollata.
La situazione in Slovenia
Finora regolare, precisa e mitteleuropea, la situazione in Slovenia sta diventando un po’ caotica. Fermo restando che i numeri condannano ancora il Paese in Fascia nera, ieri i nuovi contagi erano 1.636 su 6.344 tamponi eseguiti, vale a dire che il 25,7% dei testati era positivo al virus, e la situazione negli ospedali è sull’orlo del collasso con 1.272 ricoverati e 199 pazienti in terapia intensiva (47 i deceduti), l’azione di protesta della Camera di commercio del Paese sembra aver sortito successo. Successo che però andrebbe a smentire la suddivisione in Fasce da parte del governo stesso dei possibili allentamenti delle leggi anti-pandemia. Dopo aver parlato con il premier Janez Janša e la responsabile del pool di esperti del ministero della Salute, Bojana Beović si parla di un’apertura dei negozi di vestiario, di scarpe e degli autosaloni già nel corso della prossima settimana, apertura che, nella suddivisione in fasce varata dall’esecutivo giovedì scorso, è prevista solamente quando il Paese entrerà in quella arancione i cui parametri prevedono contagi minori di 1.000 e ricoveri minori di 1.000.
Del resto Natale è Natale anche in Slovenia e la categoria dei commercianti è oramai alla canna del gas. Stavolta Janša sembra aver indossato barba bianca e cappello rosso diventando un po’ Dedek Mraz, Babbo Natale per i bimbi di queste terre. —
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