Croazia, ok dai giudici supremi. Bimbi in affido a coppie gay

Due cittadini vincono la battaglia legale: per la Corte costituzionale l’esclusione degli omosessuali dalla legge varata nel 2018 è «discriminazione inaccettabile»

ZAGABRIA. La vittoria definitiva per i due è arrivata. La coppia omosessuale, che aveva iniziato mesi fa una lunga battaglia per vedersi garantito il diritto a ricevere dei bambini in affidamento, ha ottenuto il parere favorevole della Corte costituzionale croata.

Per i giudici dell’Alta corte, c’è effettivamente una «discriminazione costituzionalmente inaccettabile» nella legge sull’affido approvata dal Parlamento di Zagabria, il Sabor, nel 2018, che escludeva le coppie omosessuali. D’ora in avanti «le coppie dello stesso sesso, legate da unioni civili formali o informali» dovranno poter accedere al sistema di affido, si legge nel verdetto, che non cancella dalla legge la norma giudicata incostituzionale ma invita i tribunali croati e i servizi sociali ad applicare il principio di uguaglianza previsto dalla costituzione. Rimane invece esclusa l’adozione, per la quale la normativa croata prevede dei criteri di accesso più rigidi e che escludono le coppie unite dalle “civil partnerships” (introdotte nel 2015 dall’allora governo socialdemocratico e corrispondenti alle nostre unioni civili).

Per la coppia si tratta dunque di una grande vittoria. Nel 2015 i due cittadini croati si erano uniti con le neo-introdotte “civil partnerships” e nel 2017 avevano fatto richiesta di affidamento, senza sapere che quella decisione avrebbe marcato l’inizio di una lunga battaglia legale. Inizialmente «bene accolti» nel centro di assistenza sociale di Zagabria dove si erano recati, i due uomini hanno poi ricevuto una brutta sorpresa. «Alla fine del 2017 abbiamo ricevuto una comunicazione scritta da parte del centro di assistenza sociale che ci informava che non avevamo i requisiti necessari in quanto uniti da una civil partnership», racconta uno dei due uomini al quotidiano Jutarnji List. Nell’estate del 2018, i due decidono di proseguire per le vie legali e avviare una causa per discriminazione. La loro avvocatessa, Bezbradica Jelavić, è infatti convinta che la «presunta mancanza di requisiti legali», citata dal ministero del Welfare come ragione del rigetto della pratica della coppia, non abbia fondamento.

Nel dicembre 2019 arriva la prima vittoria: il tribunale di Zagabria dà ragione alla coppia. «È un regalo di Natale nel quale non osavamo sperare», dichiarano in quell’occasione. Ma non è ancora finita. A gennaio, infatti, il Centro di assistenza sociale di Zagabria respinge nuovamente la richiesta della coppia di essere iscritta nella lista delle possibili famiglie affidatarie.

Ora, la Corte costituzionale interviene giudicando la nuova legge sull’affidamento approvata nel 2018 e ne denuncia il carattere discriminatorio. Per i due è dunque il capolinea di una lunga corsa, alla quale non può che seguire ora il nullaosta dei servizi sociali. Per la comunità Lgbt croata si tratta di una grande occasione di giubilo.

Le reazioni. «La decisione della Corte costituzionale sancisce che la legge sull’affidamento va interpretata in modo inclusivo, considerando le coppie unite dalle civil partnerships come uguali alle altre», ha commentato in un comunicato l’associazione Famiglie arcobaleno (Dugine Obitelji).

Per i movimenti ultracattolici, al contrario, si tratta di una decisione «molto pericolosa per la democrazia», per usare le parole di Željka Markić, alla guida dell’associazione “Nel nome della famiglia” (U ime obitelji). Per Markić, la Corte costituzionale ha agito come «un organo politico», andando «oltre le sue competenze» e mettendo «in pericolo» i bambini. —


 

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