Croazia, minoranza italiana infuriata col ministro

ZAGABRIA. È scontro aperto tra Zlatko Hasanbegovic e la minoranza italiana in Croazia. Dopo le pesanti critiche pronunciate in un’intervista rilasciata al Piccolo dal ministro della Cultura croato nei confronti della comunità italiana, ora tocca a quest’ultima rispondere con altrettanta durezza. «Hasanbegovic sta rovinando l’immagine della Croazia, dovrebbe dare le dimissioni e continuare la sua battaglia ideologica altrove», afferma Maurizio Tremul, il presidente della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana (Ui), che all’indirizzo di Hasanbegovi„ posta anche un duro tweet.
«È un estremista, ma per fortuna la sua carriera politica sta per finire», rincara il deputato Furio Radin, rappresentante della minoranza italiana in Croazia.
Dopo aver ridotto del 50% i fondi pubblici destinati all’Edit (la casa editrice che pubblica il quotidiano “La Voce del Popolo”) e averne annunciato il taglio del 100% per il prossimo anno, il ministro Hasanbegovi„ ha argomentato le decisioni nell’ambito dell’intervista al Piccolo affermando di non voler pagare «i ricatti politici» della minoranza italiana. «Non so chi rimpiazzerà ora questi fondi, Edit è finanziata anche dal governo italiano, dal Consiglio per le minoranze nazionali e dalle autorità locali», ha aggiunto.
Pronta la replica di Radin: «Non c’è mai stato alcun ricatto politico, il finanziamento all’Edit fa parte di un accordo alla luce del sole che tre governi hanno consecutivamente approvato, quelli di Sanader, di Kosor e di Milanovi„», dice il deputato precisando che «la Voce del Popolo è l’unico quotidiano di una minoranza in Croazia e l’unico giornale pubblicato in lingua straniera, ecco perché il ministero della Cultura ha tutto interesse a mantenere i finanziamenti». Se Hasanbegovc„ ha deciso diversamente è «per motivi ideologici», prosegue Radin, ovvero perché «ha fatto del ministero il presidio suo e dei suoi camerati, tagliando i fondi a tutte le associazioni governative e ai periodici di cultura che non gli piacciono».
Dello stesso avviso Maurizio Tremul: «Come si può dire che l’Edit non fa cultura? Pubblica libri, traduce i manuali scolastici croati in italiano e riceve dei fondi per assicurare i diritti costituzionali della minoranza».
I tagli operati dal governo Oreškovic nei confronti dell’Edit, spiegano ancora i rappresentanti della comunità italiana, rappresentano complessivamente 2,8 milioni di kune (circa 370mila euro), di cui 1,2 milioni non erogati dal Consiglio per le minoranze nazionali, un milione cancellato appunto da Hasanbegovi„ e le restanti 600mila kune non versate dal ministero dell’Istruzione. Questa riduzione nelle entrate ha costretto l’Edit a misure drastiche di contenimento delle spese: il numero di pagine è stato portato da 32 a 24, i salari sono stati ridotti del 25% e sono stati decisi dei prepensionamenti. «Per il momento i soldi li metteremo noi, dirottando parte dei contributi che riceviamo dall’Italia e che sarebbero destinati ad altre attività», anticipa Furio Radin, che attacca: «È però vergognoso che sia proprio un ministro dello Stato in cui la comunità italiana vive a dire al governo di Roma di occuparsi del finanziamento».
Data la crisi di governo che scuote in questi giorni il governo di Zagabria, i rappresentanti della minoranza italiana rimangono però ottimisti sul prossimo futuro. «Speriamo in una normalizzazione della situazione politica in Croazia e in un ripristino dei fondi», auspica Tremul che ne approfitta per mandare un messaggio anche alle autorità di Lubiana: «Sono sette anni che la Slovenia non aggiorna i nostri finanziamenti al tasso di inflazione e dunque al decrescere del potere d’acquisto. È ora che lo faccia».
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