Croazia in recessione profonda ma acquisterà nuovi caccia F 16
«No, la Croazia non è in guerra, né il richiamo giunto ai riservisti è da collegarsi all’escalation della crisi in Ucraina». Con queste parole il presidente della Croazia, Ivo Josipovi„ ha immediatamente rassicurato l’opinione pubblica del suo Paese dopo che a circa 800 uomini di mezza età era stata recapitata una cartolina azzurra di richiamo nelle file della riserva. Si tratta, ha spiegato ancora Jospipovi„, del nuovo sviluppo delle forze armate della Croazia così come è stato deciso nell’ultima riunione del Consiglio di difesa del Paese ex jugoslavo. E se la decisione di creare una vera e propria “riserva” per l’Esercito era già nell’aria da alcuni mesi, l’altro punto controverso da dirimere riguardava l’aeronautica militare la cui situazione, negli ultimi tempi, era, a dir poco, disastrosa.
L’assolutà necessità di prendere una decisione se mantenere o meno in vita lo stormo dei caccia a protezione dello spazio aereo croato è apparsa improcrastinabile subito dopo l’incidente del Mig 21 precipitato nei pressi di Zagabria, fortunatamente senza provocare vittime. Allora il ministro della Difesa, Ante Kotromanovi„ aveva apertamente dichiarato che la Croazia dovrà presto decidere che cosa fare della propria aeronautica militare. Vista la profonda crisi socio-economica che sta attanagliando il Paese, da sei anni in recessione e con lo spettro della bancarotta, da molte parti si è auspicato che Zagabria mettesse una croce sopra i suoi Mig, tenesse solo gli elicotteri e delegasse alla difesa del proprio spazio aereo la Nato nell’ambito dell’azione di Air Policing che l’Alleanza sta svolgendo già per altri Paesi privi di caccia, come la Slovenia (se ne occupa nella fattispecie l’aeronautica italiana). Non sarebbe morale ma neppure finaziariamente sostenibile, né politicamente accettabile la spesa di centinaia di milioni di dollari per acquistare nuovi caccia, sostenevano soli pochi giorni fa fonti anonime del governo croato in alcune dichiarazioni raccolte dal Novi List di Fiume. Sulla necessità di una decisione sull’aeronautica militare ha insistito anche Kolinda Grabar Kitarovi„, candidata per l’Hdz alle prossime presidenziali e attualmente operativa nello staff ristretto del segretario generale della Nato. «La nostra aeronautica era il fiore all’occhiello durante la guerra patria (1991-1995) - ha detto la Kitarovi„ - ma oggi è solo un mucchio di ferraglia pericoloso per la gente nei cieli e sulla terra».
E mentre tutti si attendevano che il Consiglio di difesa optasse per la “via slovena” alla difesa dei propri cieli, affidandola alla Nato, dalla riunione, invece, è scaturita a sorpresa la decisione di rimodernare e riottimizzare l’aeronautica militare croata con la rottamazione dei vecchi Mig 21 e l’acquisto di nuovi caccia che potrebbero essere gli statunitensi F-16 o gli svedesi Saab. E la Croazia acquisterà i nuovi velivoli a prescindere di quale governo guiderà in futuro il Paese, in quanto la decisione è stata presa praticamente all’unanimità e con una responsabilità assolutamente bipartisan. E la spesa, a fronte di uno Stato praticamente al collasso? «Per il denaro necessario - ha affermato deciso il presidente Josipovi„ - non ci sono probelmi visto che il nostro scopo comune è quello di mantenere il controllo dei nostri cieli con i nostri aerei militari».
Intanto i 16mila effettivi di cui si compone l’Esercito della Croazia, che a breve diventeranno 15mila per i tagli al bilancio della difesa sono stati considerati insufficienti per garantire la sicurezza nazionale. I recenti tragici eventi dell’alluvione in Slavonia e gli scenari di crisi aperti in regioni vicine, così Zagabria, hanno indotto la creazione di un gruppo di riservisti che toccheranno a regime quota 20mila. Mille soldati professionisti in meno ma 20mila riservisti in più. I conti, scusate, non tornano. Chi pagherà gli equipaggiamenti e gli armamenti se, come scritto dai media croati in questi giorni, non ci sono i soldi nemmeno per comprare il pepe?
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