Croazia, il ministro diventa un caso internazionale

Posizioni revisioniste, petizione contro Hasanbegovic: 5mila firme, anche Dario Fo. La replica: vogliono screditare il governo
Foto di gruppo del governo croato della coalizione Most-Hdz. Hasanbegovic è in terza fila dietro il premier
Foto di gruppo del governo croato della coalizione Most-Hdz. Hasanbegovic è in terza fila dietro il premier

ZAGABRIA. Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, il filosofo francese Alain Finkielkraut, l'ex primo ministro del Canada Kim Campbell, la sociologa americana Saskia Sassen, o ancora l'ex ministro degli Esteri spagnolo Miguel Moratinos.

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Zagreb,04.06.2014 (novosti) - Furio Radin, uz intervju T.Tomicic.foto Davor Kovacevic.novosti

Che cosa hanno in comune questi intellettuali e uomini di Stato? Hanno tutti firmato la petizione che chiede le dimissioni di Zlatko Hasanbegovic, lo storico revisionista diventato qualche mese fa ministro della Cultura della Croazia.

Lanciato dal movimento "Kulturnjaci 2016" e sottoscritto finora da circa cinquemila persone, l'appello rivolto al nuovo governo di Zagabria è apparso martedì sulle pagine del quotidiano francese Libération, proprio mentre il ministro degli Esteri croato Miro Kovac incontrava a Parigi il suo corrispettivo francese Jean-Marc Ayrault.

«È soltanto un tentativo di screditare politicamente questo governo», ha risposto l'interessato, Zlatko Hasanbegovic, ai microfoni della tv nazionale croata Hrt. «Le accuse sono infondate e senza senso», ha ripetuto, senza però riuscire a smorzare la polemica.

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È toccato poi al quotidiano Le Monde interessarsi al caso croato, pubblicando un'intervista dello stesso Hasanbegovic, ex membro del fronte ustascia Movimento di liberazione croato (Hop). Nel suo colloquio con il giornale francese, il ministro si è giustificato assicurando di «non rimpiangere il regime ustascia», ma piuttosto il fatto che «il popolo croato non sia riuscito a esercitare il suo diritto all'autodeterminazione nazionale dopo la Seconda guerra mondiale».

Dopo aver scatenato un'accesa polemica interna con le sue dichiarazioni controverse (leggasi revisioniste e antisemite) e con le sue decisioni liberticide, tra cui la soppressione dei finanziamenti ai media no-profit e la drastica riduzione dei fondi al quotidiano della minoranza italiana La Voce del Popolo, Hasanbegovic continua ora con l'inimicarsi mezza Europa.

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Qualche settimana fa, quando diversi ambasciatori europei di stanza a Zagabria avevano organizzato un incontro sullo stato della libertà di espressione in Croazia, poiché preoccupati dagli eventi, la presidente Kolinda Grabar-Kitarovic li aveva invitati a non intromettersi negli affari interni al Paese. Ma ora la questione Hasanbegovic ha oltrepassato i confini nazionali.

Come non bastasse, inoltre, il caso del ministro della Cultura non è l'unica spina nel fianco del nuovo governo croato, formato da pochi mesi e ormai sempre più instabile.

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Il vicepremier e presidente del principale partito di maggioranza Tomislav Karamarko (Hdz) è infatti accusato dalla stampa croata di un conflitto di interesse, dopo che sua moglie avrebbe ricevuto 60mila euro da un lobbista di Mol, la compagnia ungherese azionista di maggioranza del colosso petrolifero croato Ina.

L'opposizione socialdemocratica (Sdp) ha annunciato una mozione di sfiducia, che sarà presentata in parlamento entro il prossimo 18 giugno e, alla conta dei voti, le dimissioni di Karamarko sembrano sempre più probabili.

Secondo il quotidiano Jutarnji List, l'Sdp dell'ex Premier Zoran Milanovic ha convinto cinque deputati di Most (il secondo principale partito al governo) a votare "sì" alla sfiducia a Karamarko, mentre per il giornale Slobodna Dalmacija, che cita alcuni vertici di Most, Karamarko ha ricevuto un ultimatum che lo intima a dimettersi.

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