Croazia, il governo fa dietrofront: l’età pensionabile resta a quota 65

Vittoria del fronte referendario e delle opposizioni, contrari all’innalzamento a 67 anni. Il premier: non ci sarà deficit

ZAGABRIA Davanti alla pressione della piazza, al fantasma di un referendum abrogativo e al lavoro dell’opposizione in Parlamento il governo della Croazia, guidato dal premier Andrej Plenković (Hdz), ha fatto marcia indietro sul tema delle pensioni. L’esecutivo ha così ritirato il suo disegno di legge che prevedeva l’innalzamento di età per la pensione di vecchiaia a 67 anni, lasciandola agli attuali 65 con la possibilità per il lavoratore di continuare l’attività fino a 68 anni con un aumento della busta paga. Non occorrerà neppure un preciso accordo con il datore di lavoro.

Secondo le stime effettuate dal governo se non si fosse attuata la riforma il tesoro avrebbe subito un ammanco di 45 miliardi di kune (quasi 61 milioni di euro) entro il 2040. «Questi 45 miliardi di kune rappresentano una stima che si può considerare “statica”, ovvero se viene modificata solo la legge sull'assicurazione pensionistica - spiega al quotidiano Jutarnji List il ministro del Lavoro Josip Aladrović - se effettuiamo interventi nell'ambito della legislazione del lavoro, incoraggiamo invece ancora una volta a rimanere nel mondo del lavoro, il che aumenta potenzialmente le entrate del bilancio statale in futuro, quindi prevediamo che le proiezioni fiscali saranno di gran lunga migliori». «Il governo - ha aggiunto il ministro - si aspetta anche sostegno della Commissione europea, perché tutti gli effetti positivi della riforma delle pensioni rimangono in vigore e cambiano solo gli articoli proposti dall'iniziativa referendaria».

Ricordiamo che, secondo le proiezioni originali del ministero del Lavoro, gli effetti di bilancio complessivi netti della riforma del governo ammonterebbero a 6,7 miliardi di kune in positivo. Vale a dire che le entrate del bilancio statale aumenterebbero di 52,3 miliardi di kune e le spese di 45,6 miliardi di kune. Inoltre, secondo le proiezioni iniziali degli effetti delle modifiche proposte alla legge sull'assicurazione pensionistica nell'ambito dell'iniziativa referendaria, gli effetti fiscali negativi nel periodo 2019-2040 ammonterebbero a circa 45 miliardi di kune, in quanto vi sarebbe un aumento delle spese pensionistiche di 29,5 miliardi a causa dell'aumento del numero di pensionati e di una riduzione dei contributi e delle imposte di 15,5 miliardi dovuta ai pensionamenti anticipati e a un minor numero di dipendenti.

Ora al ministero tuttavia sostengono che adottando le proposte del movimento referendario “67 è troppo” e le nuove modifiche legislative, l'impatto negativo sul Tesoro sarà molto inferiore a quei 45 miliardi kune. Ma da nessuna parte, per adesso, si spiega di quanto inferiore.

Ora il governo si concentrerà sulle modifiche della legge sull'assicurazione pensionistica, sul diritto del lavoro, sulla legge sui dipendenti pubblici e sulla legge relativa all’assistenza sanitaria. Non è chiaro cosa accadrà ai dipendenti pubblici e se anche loro potranno lavorare oltre i 65 anni. Probabilmente no. Tuttavia ci sono le eccezioni per quei funzionari che possono lavorare oltre i 65 anni causa la necessità della loro opera. Ne è un esempio il vicedirettore di un ufficio statale di 70 anni. «Sebbene riteniamo che una permanenza più lunga nel mondo del lavoro e il successivo esercizio del diritto alla pensione non sia una circostanza peculiare solo della Croazia - ha dichiarato il premier Plenković - ma anche di altri Paesi, il fatto è che alcuni cittadini vogliono lavorare dopo i 65 anni, come confermato dai 13.500 pensionati tornati nel mercato del lavoro». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo